Tim, Giuliodori e Raduzzi (Alt): Italia non sia pollo da spennare, Governo dica no a KKR e a spezzatino

AgenPress. “Siamo ormai una colonia, una colonia preda di mire espansionistiche estere e quello di TIM è un caso lampante. Un altro asset strategico italiano è a rischio speculazione. Parliamo della più importante società tecnologica del Paese, nonché l’azienda che possiede l’infrastruttura su cui operano tutti gli operatori tlc, che ora è oggetto di un tentativo di scalata da parte del fondo americano KKR”.

Lo affermano Paolo Giuliodori e Raphael Raduzzi, deputati di Alternativa, in merito all’informativa urgente del Ministro per lo sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sulle iniziative di competenza in relazione agli assetti proprietari di TIM.

“Il fatto che un asset strategico del genere non sia in mano pubblica – sottolineano gli esponenti di Alternativa -, come avviene in qualsiasi paese che si rispetti, è già di per sé gravissimo. TIM è infatti partecipata per una quota minoritaria da Cassa Depositi e Prestiti, ma la quota maggioritaria è in mano alla francese Vivendì, con oltre il 23%. Adesso interviene il fondo americano KKR, noto per essere un fondo che acquista aziende per spezzettarle e specularci sopra, con l’intenzione di rilevare il 100% della società coadiuvato nell’operazione da JP Morgan, gli amici di Draghi fin dai tempi della sua permanenza in Goldman Sachs”.

“Forse – sottolineano ancora Giuliodori e Raduzzi – non tutti sanno che TIM possiede Telsy, una eccellenza nel campo della cybersicurezza, possiede anche Sparkle, un operatore con 540.000 km di fibra ottica che attraversa mezzo mondo, e c’è in gioco la partita di FiberCop, che gestisce la rete fisica di TIM e appartiene per il 58% circa a TIM e per il 37% proprio a KKR. Il rischio dunque è enorme.

Lo scenario più plausibile è che KKR acquisti la società per poi farne ciò per cui nel mondo della finanza è diventata famosa: cioè un bello spezzatino. Un pezzo allo Stato, che acquisterebbe la parte infrastrutturale della rete con l’intenzione di fonderla con Open Fiber, accollandosi ovviamente la parte meno redditizia con debiti e decine di migliaia di dipendenti. E poi la parte commerciale potrebbe finire nel mirino francese (manco a dirlo) di Iliad, il cui fondatore siede anche come ‘indipendente’ nel CDA dello stesso fondo KKR. Senza parlare di altre importanti società controllate tipo Noovle, che si occupa di cloud, che potrebbero finire quotate e piazzate sul mercato”.

“Non ci illudiamo – concludono i due deputati – che il Governo si impegni per tutelare immediatamente gli interessi dell’Italia e dell’azienda nella sua interezza, ma vogliamo ricordare al ministro Giorgetti che nel mondo della finanza, vige un detto: se ti siedi ad un tavolo senza sapere chi è il pollo da spennare, il pollo sei tu”.

 

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