Vittorio Feltri a difesa della “Sfattoria degli ultimi” contro le uccisioni. “Non permettiamo questo abuso di potere”

AgenPress – “SE UCCIDESSERO gli animali della Sfattoria degli Ultimi (tutti animali in piena salute e registrati come “animali da compagnia”) nessuno di noi potrà più vivere sereno.
In qualunque momento, qualunque direttore di una Asl veterinaria, potrà addurre come pretesto un virus (in questo caso Il diffondersi, assai limitato, della peste suina africana, una malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici, non si trasmette all’uomo e dunque non sussiste alcun pericolo per la salute umana)e comandare di abbattere i nostri cani, gatti, animali da compagnia.
Si creerebbe un precedente intoccabile e, da quel momento in poi, faranno sempre ciò che vorranno dei nostri affetti! Non possiamo permettere questo abuso di potere”.
Così Vittorio Feltri in un post sulla sua pagina Facebook.
“Gli animali ospiti del Rifugio La Sfattoria Degli Ultimi sono tutti registrati come animali da affezione, salvati dalla filiera alimentare e dai cacciatori, sono seguiti, amati, curati dai volontari del rifugio che se ne prendono cura da tempo. Vengono considerati al pari dei propri figli.
Sono tutti sani e le regole di biosicurezza sono rispettate.
Non c’è una reale ragione per procedere al loro abbattimento. Non esiste e non lo si può permettere in nome della Legge e della Giustizia, dell’Etica e della Morale!
“A ROMA stiamo nuovamente assistendo al tipico modo di agire sconclusionato, mediocre, ipocrita, incoerente di chi a voce proclama di tutelare gli animali (per accaparrarsi i voti di chi li ama) ma di fatto agisce esattamente al contrario prendendo in giro chi riconosce agli animali il diritto di vivere.
In breve: la ASL Roma 1 (eh si, dopo i geni che gestiscono la città ci sono i geni che gestiscono la Regione…) ha deciso di abbattere più di 100 fra maiali e cinghiali appartenenti ad un RIFUGIO (si chiama “La Sfattoria degli Ultimi” e si trova sulla Flaminia, in zona “rossa” peste suina ma con tutti i protocolli adottati e garantiti per la salvaguardia della salute dei loro ospiti), quindi animali già salvati da cacciatori e mattatoi, ormai abituati all’uomo, buoni ed affettuosi, soprattutto, perfettamente sani e riconosciuti, non essendo destinati a fini alimentari, quali animali da affezione.
Si possono spendere centinaia di migliaia di euro per un operazione tanto crudele quanto inutile? Tutti gli animali sono censiti presso la ASL territoriale e, tengo a precisare, la peste suina non è una zoonosi, per cui l’essere umano è completamente immune al virus, non sussiste alcun pericolo per la salute umana.
Gli antichi romani si chiederebbero “Cui prodest?” Già, e in finale la domanda, dopo secoli e secoli è sempre la stessa, “a chi giova tutto ciò? ” perché la ASL territoriale vuole uccidere gli ospiti della Sfattoria?
Davvero Zingaretti & Co. non hanno di meglio di cui occuparsi?
Eppure, basterebbe chiedere anche ad un solo cittadino di Roma, anche un bambino, per trovare suggerimenti per centinaia di cause certamente più nobili, giuste ed utili cui dedicarsi e investire i soldi della Regione piuttosto che fare uccidere animali innocenti, in piena salute, accolti e seguiti tanto felicemente ed amorevolmente”
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