Agenpress – “Nella prima metà del 2019, in numerosi incontri svoltisi in rapida successione, la Vigilanza sottolinea agli esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca. Inoltre, in vista del parziale rinnovo del Cda, nel maggio 2019 la Banca d’Italia trasmette una lettera di intervento al Collegio sindacale e al Cda per sottolineare la necessità di inserire nel Cda elementi dotati di autorevolezza, reputazione e adeguati requisiti di esperienza. Il Cda registra un parziale rinnovo a fine luglio 2019. Il 18 giugno 2019 vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso”.
Lo spiega in una nota, Bankitalia ripercorrendo la cronistoria della Popolare di Bari dal 2010 a oggi. A inizio 2019 fissa l’ultimo stallo gestionale, a febbraio 2019 la comunicazione al Governo gialloverde della gravità della situazione:
“L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito. I risultati, ufficializzati a dicembre, evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari.
Nel corso del periodo descritto continui sono stati gli scambi informativi con la Consob, documentati in numerosi resoconti di incontri e in una ventina di lettere formali. Numerose e continue sono state inoltre le interlocuzioni con l’Autorità giudiziaria. L’aggravamento della situazione aziendale della Popolare di Bari è stato più volte portato all’attenzione anche del Ministro dell’Economia (lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019)”.
“Alla banca fanno capo poco meno di 600.000 clienti, tra cui oltre 100.000 aziende; a queste ultime è riferibile circa il 60% degli impieghi (intorno a 6 miliardi di euro)”, prosegue la nota spiegando il perché sia stato necessario l’intervento del Governo per la Popolare di Bari sia per i risparmiatori, sia per i territori di riferimento della banca, sia per l’impatto occupazionale di una liquidazione.
“I depositi da clientela ammontano a 8 miliardi, di cui 4,5 miliardi di ammontare unitario inferiore a 100.000 euro e come tali protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). La banca ha quote di mercato significative, nell’intorno del 10%, sia degli impieghi sia della raccolta, in Puglia, Basilicata e Abruzzo. Il radicamento capillare della banca e la sua natura di cooperativa sul territorio hanno determinato l’ampia diffusione degli strumenti finanziari emessi dalla banca.
Il numero dei soci è pari a 70.000 circa, con quote di partecipazione mediamente pari a 2.500 azioni, corrispondenti a 5.900 euro, considerando l’ultimo prezzo rilevato sul mercato Hi-MTF prima della recente sospensione (2,38 euro). Le obbligazioni della banca (senior e subordinate), pari nel complesso a 300 milioni di euro, sono per oltre i due terzi in mano a privati e clientela al dettaglio. Nell’ipotesi in cui si dovesse pervenire a uno scenario liquidatorio con rimborso dei depositanti (senza cessione di attività e passività ad un altro intermediario), le ricadute del dissesto sarebbero assai rilevanti, sia sul tessuto economico sia sul risparmio locale”.