Coronavirus. Meluzzi e Scandurra chiedono la ripresa della vita religiosa

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Il noto psichiatra e il giornalista cattolico, intervistati entrambi dall’Adnkronos, insistono sull’importanza dei sacramenti e delle Sante Messe, come ha ricordato oggi anche Papa Francesco

Agenpress -Dopo gli accorati appelli alla riapertura delle chiese di Vittorio Sgarbi e Paolo Brosio, e le parole preziose di Papa Francesco circa l’importanza fondamentale dei sacramenti per il mondo cristiano, sul tema religioso, quale voce autorevole, interviene anche Alessandro Meluzzi, intellettuale libero e volto noto fra i più amati dalla tv.

In una intervista approfondita rilasciata nella Domenica di Pasqua all’Adnkronos a firma Veronica Marino, lo stimato psichiatra, accademico, scrittore, saggista e criminologo, nella sua veste anche di Primate della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, afferma sul sito della nota agenzia di stampa che “l’interruzione delle cerimonie religiose nelle chiese è fondamentalmente un errore. Non tanto per la Chiesa in sé quanto per i sacramenti. Credo che negarli al popolo cristiano sia uno sbaglio enorme. Quello che rende diverso il Cristianesimo da forme di spiritualità personalissime anche rispettabili come la meditazione, lo yoga e lo zen – osserva il professore – è che non è una pratica spirituale di evoluzione personale. Quindi, il Cristianesimo è tutto questo: qualcosa che passa attraverso il corpo, la materia, e l’incontro tra le persone”, se pure alla distanza di legge. “E questo potrà forse inquietare i virologi”.

A pronunciarsi con forza sull’argomento è anche Maurizio Scandurra, giornalista e saggista cattolico intervistato oggi anch’egli dalla stessa giornalista dell’Adnkronos, in un passaggio importante che testualmente riporta: “Non si potrebbe fare in Chiesa come si fa per ritirare le pensioni negli Uffici Postali? – si domanda – a turno, in ordine alfabetico e a giorni alterni. Non influirebbe in alcun modo sul rischio di contagio. Stanti, di fatto, gli ampi spazi a disposizione nelle chiese per accomodarsi in sicurezza. Basta solo evitare contatti e rispettare le distanze, astenendosi per un po’ anche da quei gesti tipici della devozione popolare quali baciare, sfiorare o accarezzare le icone sacre“.

Per il giornalista, infatti, “è innegabile che il lockdown imposto dal Coronavirus accentui gli aspetti legati al profondo di ciascuno: che, da dentro, ora bussano più forte”. Ecco perché “ignorare il bisogno di sacro può esporre i soggetti più fragili al pericolo di una solitudine maggiore. Di finire in pasto a sette sconsiderate che ammiccano sul web”.

 

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