Agenpress – L’allentamento delle misure restrittive per quanto riguarda il sistema economico dovrebbe coinvolgere al massimo 2,7 milioni di lavoratori.
Questa è la portata dell’allentamento delle misure restrittive prevista dal capo della task force Vittorio Colao, che oggi ha partecipato all’incontro in videoconferenza tra Governo e sindacati. Questi lavoratori si aggiungono a quelli che non sono stati toccati dal lockdown e che sono impiegati nei settori considerati essenziali e l’enorme fetta di coloro che stanno lavorando da casa in modalità smartworking.
Il “Piano Colao” prevede di riaprire l’Italia “per gradi successivi”, facendo convivere il Paese con in virus che è tutto meno che debellato, propone di esonerare dal rientro al lavoro i lavoratori 60enni appartenenti ai comparti che dovrebbero riaprire dal 4 maggio ma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha detto che esclude questa ipotesi.
La sicurezza sanitaria a livello locale è condizione essenziale per le riaperture: le decisioni sul riavvio di attività nella fase 2 dovranno essere pesate sulla base di tre criteri che sono la situazione epidemiologica, l’adeguatezza del sistema sanitario locale, la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale. Sarebbe questa una delle indicazioni contenute nel documento elaborato dalla task force di Vittorio Colao. I perimetri di applicazione saranno le Regioni o le aree territoriali rilevanti. Il comitato tecnico scientifico starebbe predisponendo una serie di indicatori.
Quanto agli spostamenti, saranno per ora possibili solo all’interno dei confini regionali. L’orientamento prevalente è dunque permettere di uscire dal proprio Comune, ma non dalla regione. Altra ipotesi sul campo è far ripartire i negozi dall’11 maggio e la ristorazione dal 18.
Nel corso del confronto la task force ha espresso l’opportunità di far ripartire già dal 27 aprile quelle aziende in grado di rispettare i protocolli di sicurezza nella considerazione che ogni settimana persa pesa in termini di miliardi e punti di Pil. Il manager ha presentato al presidente del Consiglio un documento (cinque pagine corredato di slide) che mette in evidenza i requisiti necessari alla ripartenza del Paese.
Tra i primi, la necessità immediata di un protocollo per i mezzi pubblici, considerato che il 15 per cento dei lavoratori di manifattura e costruzioni li usano per andare al lavoro. C’è poi la necessità di aggiornare il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati il 14 marzo. E c’è sopratutto la necessità di avere a disposizione i dispositivi di protezione individuale, che in questo momento valgono ben più di una app. Il commissario Domenico Arcuri ha comunicato che attualmente vengono consegnate 4 milioni di mascherine al giorno. Ne servono però 7 milioni.
Le indicazioni fornite questa mattina dalla task force sono state condivise nelle riunioni che il premier Giuseppe Conte ha poi avuto prima con le parti sociali – Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Confapi, Confimi, ReteImprese, Alleanza Cooperative, Ance – e, ugualmente, saranno con la cabina di regia (Regioni e Enti locali) che inizierà a breve. “Queste indicazioni, insieme a quelle che presenterà anche il Comitato tecnico-scientifico, rappresentano la base che il governo utilizzerà per definire il piano della fase due”, si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Conte ha detto a partire dal 4 maggio ci saranno sicuramente occasioni di contatto tra le persone più significative di oggi. Ma attendere oltre porterebbe il Paese a sostenere “costi economici e sociali insostenibili”. Ha spiegato che il piano prevede una ripartenza sempre all’insegna della massima cautela, tenendo sempre presente la curva epidemiologica. Sarà fondamentale – è stato il messaggio ai sindacati – rafforzare il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro. Non a caso domani alle 14.30 ci sarà un nuovo incontro governo-parti sociali proprio sulla sicurezza. Con i ministri del Lavoro Catalfo e dello Sviluppo economico Patuanelli.