Cura Italia. I boss mafiosi “fanno le valigie”. Bonafede smentisce e “incolpa” i magistrati

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Agenpress – I capimafia detenuti al 41bis cominciano in questi giorni di emergenza Coronavirus, uno dopo l’altro, a lasciare il carcere. Sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa. Alcuni di loro sono ritenuti autori di omicidi, estorsioni, violenze. Considerati esponenti di spicco di Cosa nostra. Per loro i giudici avevano stabilito il regime del 41 bis. Fino a un decreto e una circolare emanati per fare fronte all’emergenza Coronavirus nelle carceri. 

Il giudice di sorveglianza ha concesso gli arresti domiciliari, sostenendo i motivi di salute, al capomafia di Palermo Francesco Bonura, 78 anni. E’ considerato uno dei boss più influenti e pericolosi. E’ stato condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni. Tra i boss che potrebbero ottenere lo stesso beneficio, c’è anche Leoluca Bagarella: l’uomo responsabile di alcune pagine buie della storia italiana. Come l’omicidio di Boris Giuliano, la strage di Capaci e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Potrebbero seguire le sue orme anche i boss Leoluca Bagarella (che sta spingendo da tempo per avere gli arresti in casa) i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera.“

Ma il ministro della Giustizia, Alfonso  Bonafede, smentisce e definisce “particolarmente grave” in questo momento “la diffusione di notizie false”. Se poi si parla di una materia così delicata come la lotta alla mafia, si tratta di “inaccettabile sciacallaggio”.

 “Sostenere che alcuni esponenti mafiosi sono stati scarcerati per il decreto legge ‘Cura Italia’ non solo è falso, è pericoloso e irresponsabile.”

“Si tratta infatti di decisioni assunte dai giudici nella loro piena autonomia che in alcun modo possono essere attribuite all’esecutivo. L’unica cosa che può fare il Governo (e che, ovviamente, sta già facendo) è attivare, nel rispetto dell’autonomia della magistratura, tutte le verifiche e gli accertamenti del caso, considerato anche il regime di isolamento previsto dal 41 bis.
“E’ giusto” però “sottolineare che, in questo momento, i magistrati di sorveglianza stanno facendo un lavoro importantissimo per affrontare l’emergenza Coronavirus nelle carceri”, scrive ancora il Guardasigilli. Il ministro evidenzia anche un altro dato: “tutte le leggi approvate da questa maggioranza e riconducibili a questo governo sanciscono esplicitamente l’esclusione dei condannati per mafia (ma anche di qualsiasi reato grave) da tutti i c.d. benefici penitenziari”.
Intanto è stato posto agli arresti domiciliari dai giudici della corte d’assise di Catanzaro, Vincenzino Iannazzo, 65 anni, ritenuto un boss della ‘ndrangheta. Il suo stato di salute è incompatibile e in considerazione dell’attuale emergenza epidemilogica, con il carcere. Iannazzo, detto “il moretto”, è indicato come il capo del clan di Lamezia Terme (a luglio 2018 condannato anche in appello a 14 anni 6 mesi) e adesso torna a casa proprio nel cuore di Lamezia.

 

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