Agenpress – Siamo la culla del diritto, ma quella culla del diritto è la tomba del Paese. Siamo riusciti nel capolavoro, pandette alla mano, di trovare sempre un chiodo normativo con il quale crocifiggere chi tira la carretta e produce ogni giorno con il sudore della fatica prodotto interno lordo sano e che il Governo della Repubblica italiana – non altri – ha condannato al fallimento imponendo la chiusura delle loro attività per salvare vite umane.
Vergogna!i Siamo riusciti, allo stesso tempo, sempre pandette alla mano, a inventarci una impalcatura bizantiniana di garanzie pubbliche per cui a chi è fuori mercato da una vita, con capitale italiano o giapponese o americano, di diritto olandese o di diritto svizzero – approfittando del Coronavirus che ha steso al tappeto commercianti, operatori turistici e di servizi, manifatturieri di mercato ma non loro – garantiamo una corsia preferenziale con la quale possono scaricare sulle spalle di uno Stato superindebitato qual è quello italiano i loro debiti pregressi e le loro evidenti sconfitte imprenditoriali.
No, questo è troppo, perché deve essere chiaro a tutti che la salute finanziaria di alcune grandi famiglie private, abituate alle peggiori scorribande nel bilancio pubblico italiano – a partire da quello delle rendite sanitarie e autostradali – non coincide affatto con la salute pubblica di un Paese e, soprattutto, ne abbatte in modo duraturo la competitività che è la condizione imprescindibile, ancorché non sufficiente, per garantire un futuro di soddisfazione ai giovani di talento del nostro Paese, alla riunificazione delle due Italie, e alla rinascita di una nazione. Questa roba drogata, insomma, non serve per uscire dal declino.
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