Agenpress – Il Consiglio dei ministri ha approvato”salvo intese” il testo del decreto Semplificazioni. Fonti di governo precisano che si tratta di “intese tecniche”, non politiche. Via libera anche al Programma nazionale di riforma, al disegno di legge di assestamento di Bilancio e al Rendiconto dello Stato. Opere prioritarie, ferroviarie e stradali potranno essere commissariate con appositi dpcm fino a dicembre.
Una lista di opere prioritarie, ferroviarie e stradali, che potranno essere commissariate con appositi dpcm da qui a fine anno. E’ il compromesso raggiunto nell’ambito della discussione sul decreto Semplificazioni. La lista non compare nel testo del decreto approvato in Cdm, ma nell’allegato infrastrutture adottato insieme al Programma nazionale di riforma. Il governo avrà comunque tempo fino a dicembre per indicare i commissari delle opere.
Il Cdm notturno, lungo in tutto sei ore, dà il via libera al Programma nazionale di riforma, con le direttrici che il governo seguirà nei prossimi mesi, e anche al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato. Ma è sul testo del dl Semplificazioni, di una cinquantina di articoli e lungo quasi 100 pagine, che il governo fa nottata: quattro ore di discussione articolo su articolo. Il premier Giuseppe Conte ottiene il via libera a quella che considera “la madre di tutte le riforme” e che nei prossimi giorni illustrerà ai partner europei nei contatti in vista del Consiglio Ue sul Recovery fund.
I primi articoli del decreto (48 in totale) riguardano proprio le modifiche alle modalità di affidamento degli appalti. È confermato lo stop alle gare per le opere pubbliche inferiori ai 5,3 milioni di euro almeno fino al 31 luglio 2021. Le stazioni appaltanti potranno procedere con l’affidamento diretto nel caso di lavori fino a 150mila euro o con la procedura negoziata in tutti gli altri casi.
Ma cambiano le regole: per opere tra 150mila e 350mila euro di valore verranno invitate al negoziato cinque imprese (“nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti” e tenendo conto della loro “dislocazione territoriale”), dieci per opere da 350mila a 1 milione di euro, quindici fino a 5 milioni. I partiti di maggioranza hanno discusso anche su come velocizzare questo meccanismo e spingere il più possibile la ripresa post Covid. L’’ipotesi è quella di fissare un tetto massimo di 2 mesi per le procedure burocratiche relative all’affidamento diretto, 4 mesi per la procedura negoziata e 6 mesi per le grandi opere (cioè quelle superiori alla soglia dei 5,3 milioni fissata dall’Ue). In caso di ritardi, previste conseguenze sia per la stazione appaltante (danno erariale), sia per le imprese coinvolte (esclusione dalla procedura o risoluzione del contratto per inadempimento).
Il Consiglio dei ministri trova un accordo sul Durc, il documento unico di regolarità contributiva, ma viene stralciata, su richiesta di Roberto Speranza, la norma che aumentava le percentuali di subappalti. Quanto a uno degli altri nodi sul tavolo, la modifica del reato di abuso d’ufficio, l’intesa arriva nonostante Iv metta a verbale la sua riserva. Oggi incorre nell’abuso d’ufficio chi si procuri un vantaggio violando “norme di legge o di regolamento”. Con la nuova modifica sarà punibile chi violi “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità”.