AgenPress. «Una carenza di infermieri che tocca picchi del 40 per cento nelle aree Covid degli ospedali italiani. Nessuna regione è esclusa dal dramma dell’emorragìa di personale in queste ore, mentre le terapie intensive sono già in “netto affanno” e registrano un gap addirittura del 30 per cento rispetto alla richiesta di ricoveri in costante aumento, giorno dopo giorno. E non va meglio nelle RSA, che gli infermieri stanno abbandonando come mai prima».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, commenta il desolante quadro della “riesplosione” della pandemia, non senza però proporre, concretamente, come leader di un “soggetto” da sempre vicino ai bisogni dei professionisti della sanità e dei cittadini, soluzioni che possono e devono “tamponare” una emergenza “che abbiamo il dovere di fronteggiare con le armi adeguate, non certo a mani nude, forti di un piano strategico concreto frutto della sinergia di tutte le parti in causa”.
«Adesso servono fatti e non parole», afferma De Palma, che chiede l’intervento immediato del Ministro Speranza e quello del Presidente delle Regioni Stefano Bonaccini .
«Le aziende Sanitarie sono costrette a ripetere più volte i bandi per mancanza di domande, gli infermieri mancano e se la curva Covid continua a crescere presto non potremo più garantire assistenza sanitaria alle migliaia i cittadini che ne hanno bisogno. Sto parlando di persone che hanno bisogno di essere curate per patologie diverse. Si, perchè concentrati come siamo sul Covid 19 corriamo il rischio di dimenticare che ci sono migliaia di cittadini che hanno bisogno di cure ordinarie, che vengono rinviate da mesi ormai. Insomma, di questo passo il rischio che patologie di tipo ordinario “non curate” sfocino in vere e proprie tragedie è reale.
Il tempo è adesso, bisogna chiedere aiuto anche a quei colleghi che hanno lasciato l’italia, che non sono pochi e che potrebbero rappresentare un valido supporto. Una soluzione concreta potrebbe essere quella di creare condizioni strutturali che consentano il rientro urgente dei professionisti italiani “fuggiti” all’estero: stipendi più dignitosi e prospettive per il loro futuro, diametralmente opposte da quella in cui si ritrovavano a casa propria, li hanno “costretti” a lasciarci. Non è piacevole pensare di dover combattere la morte come precari, con un contratto in scadenza da qui a due mesi.
Con uno stipendio inferiore anche ai 1400 euro, la media europea forse tra le più basse per il mondo infermieristico. Convinciamoli a tornare, afferma ancora De Palma, possiamo farcela, offriamo loro “contratti veri” e diamo loro una motivazione per combattere ogni giorno per la salute dei propri concittadini.
In questi giorni i colleghi che operano in Germania, Regno Unito, Olanda, stanno di nuovo combattendo sul fronte come noi, ma non sono al servizio della loro gente. Permettiamogli di riavvicinarsi alle proprie famiglie. Sono infermieri, sono professionisti italiani e adesso, come non mai, abbiamo bisogno di tutti loro per sconfiggere di nuovo un mostro invisibile e subdolo che non vuole saperne di arrendersi e lasciarci in pace», conclude De Palma.