Manovra. Il sacrificio degli infermieri “ripagato” con un aumento di 2 euro al giorno

AgenPress – “Con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il ruolo strategico degli infermieri dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale, reso ancor più evidente durante la pandemia da Covid-19, la norma prevede, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del triennio 2019- 2021 relativa al comparto sanità, il riconoscimento di una indennità di specificità infermieristica, quale parte del trattamento economico fondamentale”.

E’ quanto si legge nella parte legge di Bilancio che riguarda appunto il comparto sanità, all’articolo dal titolo ‘Disposizioni in materia di retribuzione degli infermieri del Servizio sanitario nazionale.

In pratica vengono stanziati per l’indennità infermieristica 335 milioni, da suddividere per 278mila infermieri e infermieri pediatrici che operano in Italia nel settore pubblico. Secondo i primi calcoli si parla si un aumento lordo annuo in busta paga per ogni infermiere di 1205 euro, che spalmati su 13 mensilità equivalgono a circa 90 euro mensili lordi in più (circa 62 euro di incremento netto al mese). I sindacati hanno calcolato un netto giornaliero in più di appena 2 euro. Una cifra che sembra comunque irrisoria, davanti alla fatica e all’esposizione di questi lavoratori, in prima linea nei reparti Covid.

Un aumento in busta paga basso, soprattutto se comparato all’incremento dell’indennità di esclusività, riconosciuta alla dirigenza sanitaria (psicologi chimici, fisici, biologi) e alla dirigenza medica e veterinaria, con uno stanziamento in manovra di 500 milioni: l’indennità in questo caso è stata incrementata del 27% all’anno, a partire dal 1 gennaio 2021. Un dislivello notevole tra le professioni sanitarie.

 

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