Politologo Pasquino: “In questo Paese sono totalmente scomparse le culture politiche”

AgenPress. Il Prof. Gianfranco Pasquino, politologo e accademico, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione politica italiana. “C’è stata la scomparsa quasi totale delle culture politiche in questo Paese, seguita alla scomparsa dei grandi partiti di massa –ha affermato Pasquino-. Quando gli ex democristiani e gli ex comunisti hanno deciso di creare il PD ci hanno annunciato che avrebbero portato il meglio delle culture politiche del passato in un solo partito, in realtà non è stato così. Ieri nel discorso di Conte ho sentito parlare di europeismo, l’europeismo è una cultura politica, ma bisognerebbe saperla analizzare ed anche attualizzare. Conte è adattabile perché non ha una cultura politica, la sua unica cultura politica è quella della gestione, che da un lato è la sua debolezza, dall’altro è la sua forza. Renzi?

Il suo punto di forza all’inizio era la sua giovinezza, il suo apparire disincantato, anche la parola sgradevole ‘rottamazione’ voleva dire andare oltre una generazione, poi ha perso tutto questo anche perché non ha rottamato nessuno. I concetti destra e sinistra nel sentire comune ci sono ancora, si tratta di elaborarli ovviamente. Analizzando i programmi elettorali ci sono differenze significative tra i partiti in campo, la differenza principale oggi è sull’Europa. Nel senso comune ci sono le differenze, si sentono e poi si traducono nel voto”.

Sul premier Conte. “Questo non è il primo Presidente del Consiglio non politico, da Ciampi, passando per Dini e Monti. C’è un pudore dei politici nello scegliere i politici di mestiere. Dopodichè, Conte viene fuori da un contesto, quello di avvocati di un certo prestigio che hanno una rete di relazioni molto ampie. Sostanzialmente non aveva una posizione politica e per questo ha potuto accettare la proposta del M5S. All’inizio era stato scelto Giulio Sapelli, poi non so perché abbiano scelto Conte. Conte è un punto di equilibrio tra M5S e Pd, per questo non possono permettersi di cambiare. Sullo sfondo circola il nome di Draghi, perché è un nome popolare, che ha prestigio internazionale, ma questo non basta.

Draghi secondo me quando sente certe cose sorride sornione, perché sa che non ha competenze politiche. Il Presidente del Consiglio deve avere capacità operative. Conte nel corso del tempo ha imparato molto, è diventato un maestro della gestione politica. L’Italia potrebbe usare l’immagine di Draghi molto meglio se diventasse Presidente della Repubblica”.

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