AgenPress. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul no alla fiducia al governo Draghi. “Più che a Draghi abbiamo detto no all’operazione politica che ha portato a quel governo, che è nato con l’omicidio politico a freddo del governo Conte –ha affermato Fratoianni-. Nel governo Conte 2 non c’era la destra, in questo invece la destra c’è eccome ed è molto presente anche nella composizione del governo. Senza alcun pregiudizio rispetto a Draghi, penso che un governo in cui c’è tutto e il contrario di tutto inevitabilmente sposta l’asse più a destra e su alcuni temi divisivi vivrà una condizione di immobilismo e su alcune questioni farà dei passi indietro. Chi è alternativo alla destra non governa con la destra.
Certamente Draghi è una persona autorevole ed ha una forza politica molto significativa, però non credo sia possibile che un governo possa agire a prescindere dal Parlamento. Penso che la misura dei provvedimenti inevitabilmente dovrà fare i conti col Parlamento e con chi quei provvedimenti contribuisce a costruirli, come i ministri. Quando vedo Gelmini ministro degli affari regionali penso sia inevitabile un elemento di indirizzo, ma è anche giusto che sia così.
Sarebbe stato molto diverso se Draghi avesse fatto un governo solo di tecnici, perché avrebbe avuto anche plasticamente un’altra natura. Io credo che invece su molti nodi cruciali ci siano divergenze e si misureranno le forze, vedremo lì dove penderà la bilancia. Nel nostro partito abbiamo discusso lungamente sull’appoggio o meno, ma non c’è nessun caso in Europa dove la destra nazionalista governa insieme alle forze democratiche, il nostro è un giudizio politico. Poi è chiaro che la lista dei ministri con Gelmini, Brunetta e Giorgetti abbia contribuito alla mia decisione. Vale anche per alcuni tecnici come Cingolani”.
Sulla fine del governo Conte. “Gli attori principali del delitto politico hanno il volto di Renzi e di Italia viva che hanno aperto e chiuso la crisi facendo deragliare il governo Conte. Il movente era impedire che quella maggioranza gestisse la spesa dei fondi del Next Generation Ue che pure aveva conquistato con un negoziato molto difficile. Il Pd e Zingaretti hanno provato a difendere quel governo con grande forza fino all’ultimo. Forse sarebbe stato più efficace e più utile andare uniti Pd-M5S-Leu alle consultazioni di Draghi con un unico documento programmatico”.