AgenPress. «La nefasta esperienza della pandemia, che ci stiamo lasciando gradualmente alle spalle, rimarrà “tatuata” per sempre sulla pelle di noi infermieri.
Ma mentre i professionisti della sanità, nel mettere nuovamente alla prova se stessi, in questi mesi hanno dimostrato, ancora una volta, di poter essere “la certezza” su cui fare affidamento, anche a occhi chiusi, in frangenti così difficili e inattesi, e soprattutto di rappresentare la solida base di competenza ed umanità su cui costruire l’immediato futuro, un dubbio atroce ci assale e non ci lascia dormire sonni tranquilli.
L’interrogativo da porsi in questo senso richiede riflessioni doverose. Il nostro Governo, le nostre Regioni, avranno davvero “imparato la lezione” e compreso la gravità degli errori commessi? E soprattutto saranno in grado di erigere le mura di progetti solidi e duraturi dove oggi esistono solo le polveri di cantieri mai conclusi?».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, commenta i contenuti della recente Assemblea Mondiale della Sanità, nel corso della quale l’Oms ha “dettato i tempi” rigorosi del nuovo programma di rilancio della realtà infermieristica dei cinque Continenti.
«Assunzioni capillari e una formazione del personale sempre più specialistica, pronta ad affrontare le nuove sfide della sanità. Il nostro sindacato, in linea con quello che è da sempre il leit motiv dell’Oms, invoca da tempo, per l’Italia, la costruzione di un modello infermieristico incentrato su figure sempre più all’avanguardia.
L’indispensabile processo di valorizzazione della nostra categoria, da un lato, impone alla nostra politica il rispondere positivamente in tempi brevi alle nostre istanze, qualificando la nostra professione al pari di quelle europee, con un salto di qualità contrattuale degno di tal nome, per smettere di essere finalmente la Cenerentola del vecchio Continente. E ci riferiamo alla media base del nostro stipendio, che va rivisto nettamente al rialzo. Questo vorrà dire, in termini di crescita, lavorando di pari passo su formazione, aggiornamento costante delle nuove leve, partendo dalla solidità del nostro percorso di laurea, che arriveremo a consolidare figure professionali sempre più qualificate, pronte a rispondere ai bisogni sanitari che il paese proporrà tempo per tempo.
Dall’altro l’Oms parla chiaro: servono sei milioni di nuovi infermieri nel mondo alla luce della recente pandemia.
Se da un lato le nuove possibili emergenze sanitarie richiedono una maggiore forza d’urto di uomini e donne impegnati sul campo, dall’altra, paesi come l’Italia hanno pagato in questo senso più di altri lo scotto di carenze di organico già allarmanti.
E così assumono più che mai un senso i nostri report, quelli che mettono in evidenza le carenze “reali” di infermieri: parliamo di cifre ben più alte di quelle che si leggono in giro negli ultimi giorni.
Il peso dei ricoveri, e lo slittamento delle attività ordinarie delle quali i cittadini non hanno potuto beneficiare durante la fase “clou” dell’emergenza Covid, proprio a causa delle chiusure di reparti e delle attività temporaneamente sospese, ha trasformato in voragine quello che era un buco già profondo, portando a 80-85 mila il numero di infermieri mancanti all’appello in Italia.
La strada da seguire è bella che tracciata. Il Governo, le Regioni e le Aziende sanitarie ora non hanno più alibi: il futuro della sanità italiana passa attraverso quel massiccio investimento sulle risorse umane che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato in modo chiaro a tutti, nessuno escluso».