AgenPress. “Non siamo per nulla soddisfatti dell’approccio dell’Ue nei confronti del regime iraniano, ma non è solo colpa di Bruxelles. A un anno della morte di Mahsa Amini, ventiduenne curda iraniana che si è sacrificata per libertà, mi auguro che questa commemorazione da parte delle istituzioni Ue abbia anche un senso politico.
La Commissione Ue non ha fatto ciò che le abbiamo chiesto, ma anche governi e Stati nazionali, compresi amici e partner come gli Usa, hanno purtroppo diminuito la pressione su un regime che invece va combattuto senza sconti.
In Iran, continuano atrocità come la repressione di minoranze etniche e religiose, il supporto al terrorismo, avvelenamenti di giovani, arresti di europei come arma di ricatto per liberare terroristi, e le uccisioni sommarie sono già 510 nel solo 2023. Del resto, il presidente Raisi ha chiare responsabilità per le repressioni del 1988, quando ricopriva il ruolo di giudice.
Ma oggi l’Ue si presenta divisa, anche nel sostegno alle opposizioni, e mantiene un velo di ipocrisia sul fatto che la morte di Mahsa nasce da un’interpretazione fanatica di una religione, tema che va necessariamente menzionato e non nascosto. E quando si parla di influenze esterne da parte del regime dei Pasdaran, oltre alla guerra in Ucraina, non possiamo non menzionare quanto avviene in Iraq, Libano, e ultimamente persino in Nagorno-Karabakh.
L’Europa deve fare sentire la propria voce, fare in modo che il sacrificio di questi giovani non sia vano, intervenire in maniera decisa su Teheran non solo a parole. Ne va del ruolo che le istituzioni Ue vogliono ricoprire, al cospetto del resto del mondo”.
Così Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo, componente della delegazione per i rapporti Ue-Iran, nel suo intervento durante la sessione plenaria, nel dibattito “Iran: a un anno dall’assassinio di Jina Mahsa Amini”.