AgenPress. I rapporti tra magistratura e politica sono oggetto di disquisizioni tra giuristi, tra opinionisti famosi, tra pensatori di tutto lo scibile (ovviamente anche del diritto ).
Sono elaborazioni concettuali di superficie, non oltre.
La storia del giudice Apostolico di Catania che con una sentenza ha di fatto inficiato un provvedimento del governo sulle migrazioni è uno dei tanti episodi che vede la divaricazione tra governo e magistratura.
Le tifoserie sono in fermento, divise nella distribuzione dei torti e della ragione. Si ripetono gli antichi errori: un misto di ipocrisia e d’impudenza. Gli “episodi” sono la spie di un malessere istituzionale.
La crisi della politica ha liberato spazi che la magistratura ha abusivamente occupato: prerogative del legislativo e dell’esecutivo trovano sovente filtri nella giurisdizione.
Realtà di magistrati inquirenti e giudicanti interagiscono con veti sulle scelte normative.
Ma la situazione del Ministero della Giustizia, controllato dai magistrati dove i ministri sono ospiti “pro tempore”, è solo richiamata: non fa scandalo e non si modifica.
Per fare delle analisi non sfuggenti bisogna andare alla metà degli anni 90. Cadeva, allora, il muro di Berlino, finiva il comunismo e la estrema sinistra nostrana si riciclava e si predisponeva ad assumere la guida del governo, facendo leva sulla “disponibilità” di alcune procure, su complicità anche nei partiti democratici e su una riforma elettorale, che sottraeva agli elettori la scelta dei parlamentari e introduceva un finto presidenzialismo e un un altrettanto finto bipolarismo.
Finiva la Democrazia Cristiana (e altri partiti democratici) abbattuta da Tangentopoli, che persegui i pochi colpevoli ma sacrificò – il vero obiettivo – una storia gloriosa e minò le fondamenta della democrazia. La Magistratura da ordinamento è divenuta un potere, in cui la giusta rivendicazione di indipendenza spesso si traduce in “autonomia” anche dalle leggi e dai controlli (l’ufficio Ispettivo del Ministero è un diversivo).
La vicenda della magistrata di Catania e della sua partecipazione a una manifestazione è la rappresentazione di una magistratura che è vista come parte, la politica che non c’è e il governo che si intesta accuse senza riflettere.
Quando la scure di tangentopoli si abbatteva sulla DC, una destra applaudiva…. insieme alla sinistra.
Le sentenze debbono essere accettate anche se è possibile criticare. Sarebbe uscita quella foto dell’Apostolico se il suo provvedimento, “bocciato” dalla presidente del Consiglio e da Salvini, fosse stato diverso? La debolezza delle istituzioni, il collasso della democrazia produce guasti enormi.
La stragrande maggioranza dei magistrati fa il proprio dovere ma ci sono frammenti di essi che imperversano e ne alterano i giusti equilibri. C’è una democrazia malata, un Parlamento diroccato, un disegno sovversivo in atto della maggioranza di governo che persegue il superamento della Costituzione.
C’è nel Paese il germe di una rivolta morale che ripristini le regole violate della democrazia? Ce lo auguriamo, altrimenti lo scontro tra politica e magistratura sarà la triste rappresentazione della dissoluzione senza speranza di un’epoca!
Mario Tassone