Roma. Oltraggiate quattro “pietre d’inciampo”. Di Segni: “L’ondata non si fermerà a questo. Si allarga a tutti gli ebrei”

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AgenPress –  Altre due pietre d’inciampo, dedicate ai deportati Eugenio e Giacomo Spizzichino, sono state oltraggiate in via Mameli 47 a Roma. È il secondo atto vandalico scoperto in poco più di 24 ore. Ieri mattina, sempre a Trastevere, erano state danneggiate altre due pietre d’inciampo. Dalle immagini, le pietre risultato anche questa volta annerite. Gli investigatori stanno verificando se anche in questo caso si tratti di vernice o se siano state bruciate.

“La pietra d’inciampo in memoria del mio bisnonno Aurelio Spagnoletto, deportato ad Auschwitz, è stata bruciata a Via Dandolo a Roma da chi non accetta che i suoi nipoti si rifiutino di fare la stessa fine. L’Europa non è un posto per ebrei”,  scrive in un post su X Jonathan Pacifici.

“È successo già alcune volte negli ultimi decenni che le periodiche recrudescenze del conflitto medio-orientale che hanno coinvolto Israele abbiano scatenato reazioni antiebraiche”, dice in un intervento sulla Stampa, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “Ci si è quasi assuefatti a questi fenomeni di recrudescenza che li si considera normali”.

Dopo il massacro del 7 ottobre “l’orrore, lo sdegno, la pietà, la solidarietà sono scattati prontamente. Poi c’è stato il ridimensionamento, la relativizzazione, il ‘sì però’ e la giustificazione: ‘Sono esasperati’. Poi, in rapida successione, mentre Israele reagiva, sono arrivati i predicatori di morale, i ‘proporzionalisti’, i grandi suggeritori di soluzioni politiche e i giudici severi. Una certa sinistra tutta schierata propal – scrive ancora – ha dimenticato che a essere colpiti sono stati dei kibbutz, che erano la punta di diamante per tutte le sinistre del mondo. Ora invece i loro preferiti sono i fanatici integralisti religiosi”.

“Ma l’ondata non si è fermata né si fermerà a questo. Si allarga a tutti gli ebrei, a loro come persone e a loro come cultura. Un passante che viene malmenato, una casa che viene segnata, persino pietre di inciampo deturpate. Alla base di questi meccanismi perversi e distorti c’è qualcosa di molto più antico e profondo. In un pensiero diffuso che è inconscio per molti e invece consapevole in molti altri, l’ebreo che vive, con la sua diversità, ha una colpa esistenziale da scontare. È quella di voler vivere, a maggior ragione in colpa se si governa da solo e non vuole essere sottomesso ai suoi storici persecutori e osa persino difendersi. Se l’ebreo fa il suo dovere istituzionale, che è quello di farsi ammazzare, arriva per un po’ la compassione. Altrimenti rimane colpevole”.

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