De Palma (Nursing Up): “Giù le mani dalle pensioni degli infermieri!”

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AgenPress. «La recente norma apparsa nella bozza della Legge di Bilancio che modifica il rendimento della quota retributiva (precedente al 1996) delle pensioni liquidate dal 2024, avrà senz’altro conseguenze assai deleterie per il nostro sistema sanitario, minando nel profondo la già traballante stabilità di un SSN che non ha certo bisogno di ulteriori colpi.

Una riforma inconcepibile quella che abbiamo davanti, che ci vede esternare pubblicamente la nostra reiterata e ferma opposizione».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. 

«La paventata riduzione delle aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995 potrebbe rappresentare una vera e propria punizione che il personale attualmente in servizio nella sanità pubblica non merita, con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media.

Una norma dai contenuti paradossali, anche e soprattutto alla luce di quanto i professionisti della sanità patiscono già da tempo, un vero colpo di mannaia , di dubbia costituzionalità perché impatta sui diritti acquisiti, che chi lavorato per anni per la tutela della salute della collettività non merita affatto. 

Dove vogliamo arrivare? Da qualche giorno, continua De Palma, nelle varie regioni italiane  si tengono  assemblee spontanee. I colleghi vogliono portare la loro indignazione nelle piazze. Ma siamo anche di fronte ad una vera e propria impennata di contatti telefonici da parte di infermieri, che ci chiamano da tutta Italia per conoscere le offerte di lavoro all’estero e l’iter da intraprendere per abbandonare la sanità pubblica. 

Il preoccupante appello che accomuna tutti è ancora una volta uno e uno soltanto: aiutateci ad andare via dalla sanità italiana.

Se continua così, non è affatto una esagerazione, prosegue De Palma, aumenterà in modo spropositato il numero di infermieri che lavorano fuori dall’Italia (sono già 7mila le persone  fuggite all’estero negli ultimi anni, secondo le principali agenzie di recruitment), a cui si aggiungeranno almeno 12mila pensionamenti anticipati “evitabili”, entro i prossimi 3 anni. 

Come potrà il nostro già debole sistema sanitario nazionale resistere di fronte a questo vero e proprio tsunami? Soprattutto cosa ne sarà della qualità dell’assistenza?

Siamo di fronte a un provvedimento che non solo, quindi, indigna e lascia attonito il mondo infermieristico, ma addirittura, senza esagerazioni, lo sta terrorizzando nel vero senso della parola.

Sono tanti i professionisti che  si stanno preparando a scendere nelle piazze di tutta l’Italia per denunciare le loro condizioni di lavoro disumane, ma anche per sostenere le nostre richieste di immediata cancellazione della norma sulle pensioni .

Chiediamo pubblicamente, e senza ulteriore indugio, la cancellazione di questa norma infausta, dice ancora De Palma.

Il sistema sanitario è a rischio: sia chiaro ci ritroviamo tutti a essere protagonisti su un palcoscenico che rischia di crollare sotto i nostri piedi, perché siamo tutti potenzialmente pazienti e soggetti fragili che rischiano di subire le conseguenze negative di ciò che accadrà alla qualità dell’assistenza.

Di questo passo i cittadini si ritroveranno a nuotare a fatica nelle acque sempre più agitate e torbide dell’incertezza, vittime predestinate dei disagi vissuti ogni giorno da professionisti, ne abbiamo calcolati circa 12mila, che potrebbero decidere loro malgrado di andare in pensione anticipatamente, stanchi e logorati da tutto questo. 

Dobbiamo sentirci tutti in qualche modo emotivamente coinvolti rispetto a quanto sta accadendo: è come trovarsi in piedi su un cornicione. Doverosamente dobbiamo riflettere su cosa potrebbe accadere se migliaia di professionisti dell’assistenza dovessero decidere di andare in pensione anticipata nei prossimi tre anni, non appena avranno i requisiti minimi per farlo.

Chi li rimpiazzerà? Chi sarà in grado di garantire l’indispensabile ricambio generazionale? Senza dimenticare che tra fughe all’estero, dimissioni volontarie, calo di iscrizioni ai test di ammissione e calo di laureati, siamo destinati a perdere il 30% di infermieri da qui ai prossimi tre anni. Qualcuno fermi questo treno in corsa, senza freni e senza conducente, che rischia di andare inesorabilmente a schiantarsi», chiosa De Palma.

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