AgenPress. L’Europa deve cambiare e rimettersi in gioco. Serve uno scatto in avanti. La prospettiva sono gli Stati Uniti d’Europa.
Mentre Giorgia Meloni e Giuseppe Conte litigano rinfacciandosi contraddizioni – vere o presunte – sul MES, il resto del pianeta si confronta sulle vere sfide del domani. La Presidente del Consiglio che in Senato sventola fax, i fax per l’appunto, è il segno di un mondo vecchio che non profuma più di futuro. Basterebbe farsi una giratina per il mondo per capire che i problemi che abbiamo davanti sono enormi e l’Europa non c’è. Non esiste. Non viene nemmeno citata, presa in considerazione, ascoltata. E noi a cosa assistiamo? A come in Parlamento due populisti si rinfacciano il passato.
Il vecchio continente ha fatto grandi cose. Partendo dal carbone e dall’acciaio abbiamo messo la parola fine a una plurisecolare guerra civile sui nostri territori. Partendo dal carbone e dall’acciaio abbiamo creato un gigante mondiale in grado di competere con tutti, ovunque. Partendo dal carbone e dall’acciaio abbiamo saputo innovare arrivando a guidare il cambiamento climatico, culturale, civile del nostro mondo. Onore ai padri fondatori, hanno saputo intravedere un sogno e lo hanno realizzato con coraggio e fiducia. Ma oggi?
Oggi o si cambia o si muore. L’Europa rischia il collasso demografico, il declino economico, l’irrilevanza politica. E allora solo uno scatto può salvarci, la capacità di rimettersi in gioco, la lotta per un obiettivo alto e nobile. Per me la discussione sugli Stati Uniti d’Europa significa innanzitutto questo. Superare il diritto di veto dei singoli stati membri, immaginare una guida della Commissione eletta direttamente dai cittadini, avere una squadra di Governo che non ha un membro per ogni nazione ma al massimo venti persone chiamate a fare il bene dell’Europa, non a mediare sugli interessi di parte.
Parlare di Stati Uniti d’Europa significa superare l’Europa delle nazioni e abbracciare il sogno dell’Esercito Europeo, di un fisco che non divida tra figli e figliastri, di un orizzonte identitario che abbia la forza di affrontare il futuro senza andare a rimorchio della cancel culture d’oltre Oceano.
Pensavo queste cose mentre ieri entravo nella fossa dei leoni andando a discutere di giustizia ad Atreju.
C’è una differenza di fondo tra il mondo di questa destra e l’unica vera alternativa possibile: la Meloni crede in un’idea novecentesca dell’identità europea, basata su un concetto di nazione che è superato dalla storia. Noi pensiamo che gli Stati Uniti d’Europa siano la risposta alla crisi demografica e culturale del nostro Occidente. Stati Uniti d’Europa come comunità orgogliosa della propria identità culturale, delle proprie radici greche e cristiane, della propria forza morale e non solo economica. Ma Stati Uniti d’Europa.
Lo so, sembra un tema lontano e astruso. Ma a mio avviso sarà su questo tema che si giocheranno le elezioni del 9 giugno e soprattutto l’eventuale – e al momento assai remota – ipotesi di costruzione di un’alternativa all’attuale maggioranza. Altro che superbonus e banchi a rotelle…