Penso che oggi la Dc debba puntare sulla leadership di Giorgia Meloni. Ma è una tesi, la mia tesi. Sarà un eventuale congresso a esaminarla, con la piena possibilità di contraddirla e ribaltarla
AgenPress. Molti amici mi chiedono aggiornamenti sul cantiere (eternamente aperto) della rifondazione democristiana. Non ne ho scritto proprio perché qualche passo si sta facendo, e non vorrei comprometterlo con parole di troppo, in un ambiente affollato da protagonisti dalla sensibilità più che estrema.
Vorrei però che fosse chiaro un dato: non vi è nessuna discussione sul fatto che il nome della Democrazia Cristiana appartiene al partito che abbiamo fondato nel 2005, riportando la Dc in parlamento con propri gruppi parlamentari guidati dagli onorevoli Cirino Pomicino e Mauro Cutrufo.
Successivamente vi sono stati numerosi tentativi pretestuosi di accampare diritti su quel nome, in base a una sbandierata sentenza della Cassazione che era stata ottenuta proprio su nostra iniziativa, e decideva in modo favorevole a noi una controversia con la Dc di Pizza, oggi rappresentata dal senatore Cuffaro.
Ho sempre pensato che ci fosse una regia nel proliferare di contese su nome e simbolo della Dc: il ritorno del partito fa paura, è un ombra di Banco nelle notti insonni di molti politici cresciuti sulle ceneri della Dc.
Tutto questo vale, naturalmente, in punto di diritto. E’ innegabile, invece, che esiste un altro partito democristiano, l’Udc, che ha come simbolo lo scudo crociato. E non si può negare il consenso che il senatore Cuffaro raccoglie in Sicilia su un progetto politico quasi identico al nostro.
In questi mesi ho formulato a tutti i partiti democristiani la seguente proposta: deponiamo le armi delle contese giuridiche e politiche, conferiamo tutti i nostri diritti reali o presunti alla Democrazia Cristiana, consentendole di rinascere col proprio nome e il proprio simbolo storico.
La Dc aveva uno statuto democratico, e in base ad esso si formeranno maggioranze e minoranze su scelte e linee politiche. Io penso che oggi la Dc debba puntare sulla leadership di Giorgia Meloni, equilibrando la spinta a destra che proviene dal suo mondo di provenienza. Ma è una tesi, la mia tesi. Sarà il congresso a esaminarla, con la piena possibilità di contraddirla e ribaltarla.
Questa è la proposta da noi formulata agli amici di avventura. La accetteranno? Non lo so. Cosa faremo se non accettano? Questo lo so, ma non ve lo dico: come si diceva nella Dc, raccontare la subordinata indebolisce la principale.
E’ quanto dichiara, in un post su Facebook, il presidente della DCR Gianfranco Rotondi.