I luoghi più pericolosi al mondo dove essere cristiani

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AgenPress. Sono 13 i paesi che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile estremo (segnalati in rosso nella mappa). La Corea del Nord rimane stabile al primo posto: la politica del regime nordcoreano di tolleranza zero per i cristiani (tra i 50 e i 70 mila rinchiusi nei campi di lavori forzati), obbliga i cristiani a vivere la propria fede nel segreto, alimentando il fenomeno della Chiesa nascosta.

Abbondanti prove dimostrano come nei brutali interrogatori di fuggitivi nordcoreani (un flusso più o meno costante di cittadini tenta la fuga dal paese), rimpatriati a forza dalla Cina (che li destina a carcere, tortura e in alcuni casi morte) venga espressamente chiesto se il fuggiasco sia entrato in contatto con cristiani o chiese in terra cinese, confermando la paranoia dittatoriale del regime contro la comunità cristiana.

Nelle prime 5 posizioni ci sono 4 nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Yemen (3°), Libia (4°) e Sudan (5).

Qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. In particolare, in Yemen, la guerra civile in corso e la crescente influenza dei ribelli Houthi hanno costretto decine di chiese cristiane a cessare le loro riunioni: almeno un convertito cristiano dall’islam è stato ucciso dai membri della sua famiglia proprio a causa della sua conversione. L’Eritrea, pur con punteggio invariato (quindi nessun vero cambiamento), scende al 6° posto per effetto della crescita di altri, confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria scende al 7°, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (3.100). Il Pakistan all’8° posto è stabile nella top 10 da molti anni (punteggio invariato), rimanendo la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana dopo la Nigeria (punteggio massimo nell’area della violenza). L’Iran è stabile al 9°: costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa, molti cristiani e chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi. Stesso discorso vale per

l’Afghanistan, che aumenta di 1,1 punti, e rimane stabile al 10° posto: dopo l’avvento dei Talebani nel 2021, molti cristiani sono stati uccisi (tramite una vera e propria caccia all’uomo), una grossa fetta è fuggita all’estero, mentre una piccola parte è riuscita a nascondersi e tuttora vive la fede nel segreto.

Proprio per via di questa clandestinità totale, il punteggio relativo alla violenza contro i cristiani è abbastanza basso: i Talebani infatti considerano ogni presenza cristiana debellata dall’Afghanistan, ossia gli afgani convertiti alla fede cristiana, pur essendoci (alcune migliaia), “non esistono”.

Stabile all’11° posto è l’India, di cui denunciamo da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Nel periodo in esame sono 20 i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede e almeno 459 le chiese o proprietà pubbliche cristiane attaccate, e 2.176 i cristiani detenuti senza processo, in carcere od ospedali psichiatrici per ragioni legate alle loro fede.

Sale al 12° posto l’Arabia Saudita, anche se sia la pressione media che la violenza sono rimasti invariati. Ci sono stati alcuni sviluppi positivi nella libertà religiosa, ma permangono restrizioni significative. Nelle grandi città, negli ultimi anni c’è stata una maggiore tolleranza per le decorazioni natalizie in alcune aree pubbliche. I libri di testo scolastici sono stati ulteriormente riformati per eliminare contenuti problematici sui non musulmani. Allo stesso tempo, la pratica pubblica di religioni non musulmane rimane vietata e le minoranze religiose continuano a essere discriminate.

Capitolo a parte merita il Myanmar, che totalizzando 81 punti sale al 13° posto ed entra tra le nazioni con una persecuzione estrema. La guerra civile aumenta i livelli di violenza: i cristiani si trovano intrappolati nei combattimenti in corso in tutto il paese. L’esercito attacca frequentemente le chiese cristiane, sospettate di ospitare ribelli. Al tempo stesso, le stesse forze ribelli aggrediscono le comunità cristiane neutrali: almeno 100.000 cristiani languono in campi di sfollati per evitare le violenze.

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