Massacri, saccheggi, rapimenti, non c’è pace per la comunità cristiana in Africa sub-sahariana. Porte Aperte lancia una petizione per fermare la violenza e la violazione dei diritti dei cristiani in Africa
AgenPress. All’inizio di ottobre 2025, l’ISIS ha pubblicato una dichiarazione contenente questo avvertimento: “Se i cristiani dell’Africa desiderano essere al sicuro ed evitare di essere uccisi, devono sapere che l’islam concede loro la libertà di scegliere: seguire l’islam – diventando così nostri fratelli nella fede (iman), con gli stessi diritti e doveri. Pagare la jizya (tributo) in umiliazione e sottomissione – preservando così il loro sangue e vivendo in sicurezza nei loro villaggi. Andare incontro alla morte – rifiutando sia l’islam sia la jizya affronteranno l’espulsione o la morte, come accade ormai da anni”.
Quanto affermato non fa altro che confermare una realtà che ormai va avanti da anni nel continente africano, in particolare nell’area sub-sahariana. Nella regione, infatti, sono almeno 16.2 milioni i cristiani sfollati a motivo della violenza e dei conflitti.
La campagna Arise Africa, promossa da Porte Aperte/Open Doors, nasce proprio con l’intento di rispondere all’urgenza della crescente persecuzione dei cristiani in nazioni come Nigeria, Sudan, Eritrea, Niger, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico.
In Nigeria si registrano almeno 35.000 uccisioni di cristiani negli ultimi 10 anni. Lo scorso giugno, nella comunità di Yelewata (al 99% cristiana), nello Stato di Benue, per mano di miliziani islamici Fulani, almeno 218 persone sono state brutalmente uccise e migliaia sono sfollate. Quest’anno sono già svariate centinaia le vittime e migliaia gli sfollati, confermando ancora una volta l’incapacità da parte del governo nigeriano di difendere la propria popolazione. La Nigeria è oggi al settimo posto nella World Watch List 2025 di Porte Aperte/Open Doors e si conferma tra i paesi in cui è più pericoloso essere cristiani.
In Mozambico, migliaia di persone sono fuggite dalle proprie case nel nord del Paese, dove lo Stato Islamico ha intensificato gli attacchi contro i cristiani. Solo a inizio 2024 un’ondata di attacchi improvvisi nella provincia di Chiure si stima abbia costretto almeno 425.000 a sfollare in un’altra zona interna alla nazione. Un ulteriore attacco è stato poi registrato tra il 9 e il 12 ottobre di quest’anno, quando il gruppo localmente noto come al-Shabab (Ahlu Sunnah wa Jama’ah) ha attaccato il villaggio di Napala. L’assalto ha provocato la morte di almeno 20 cristiani, la distruzione di 1300 abitazioni, inclusi 2 luoghi di culto, e lo sfollamento di circa 2000 fedeli.


