Verso il 25 aprile: ottant’anni dopo, l’impegno della Fondazione OMRI per una memoria condivisa

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Nel ricordo della Liberazione, un richiamo al valore della democrazia, della responsabilità e della memoria condivisa. Le parole del Presidente Francesco Tagliente per l’80° anniversario del 25 aprile, tra passato e attualità, nel segno dell’impegno civile e della coesione nazionale.


AgenPress. ll prossimo 25 aprile ricorre l’ottantesimo anniversario della Liberazione: una data fondativa della nostra Repubblica, che segnò la fine del nazifascismo e l’inizio del cammino democratico del nostro Paese. Anche quest’anno, la Fondazione Insigniti OMRI intende unirsi alle celebrazioni con convinzione e gratitudine. Ma sentiamo il dovere di farlo con uno sguardo rinnovato, consapevoli del contesto storico complesso e inquieto che stiamo vivendo. Un contesto che, paradossalmente, può restituire nuova forza e significato a questa ricorrenza.

Il mondo nato da quella vittoria è oggi profondamente cambiato. L’Occidente che ci liberò – gli Stati Uniti e l’Europa unita nella lotta contro il totalitarismo – appare ora frammentato, attraversato da diffidenze e tensioni. L’idea di pace, che fu il cuore pulsante della rinascita postbellica, è minacciata da nuovi conflitti. Il linguaggio della guerra è tornato familiare e il concetto stesso di democrazia si rivela fragile, messo alla prova da crisi interne e globali. Anche i rapporti transatlantici si sono trasformati: chi un tempo ci sostenne con il Piano Marshall, oggi ci guarda con sospetto, talvolta con sarcasmo.

E non possiamo non pensare, oggi, all’Ucraina: una nazione che sta combattendo una guerra di resistenza per difendere la propria libertà, la propria indipendenza, la propria democrazia. La loro lotta ci ricorda, in modo vivido e doloroso, che la libertà non è mai un bene garantito, e che le conquiste della civiltà democratica possono essere messe in discussione, anche in Europa, anche nel XXI secolo. Il coraggio degli ucraini, come quello di tanti italiani nel 1945, ci interroga e ci richiama a una responsabilità di memoria e di solidarietà.

Eppure, proprio in questa stagione di incertezza, il 25 aprile può parlare ancora con forza. La Liberazione fu uno di quei momenti originari in cui il Paese, attraversato da lacerazioni e paure, seppe ritrovare il senso della propria dignità. In quella scelta non ci fu una sola anima politica o ideologica, ma un arco ampio e sorprendente di coscienze: comunisti e anticomunisti, repubblicani e monarchici, preti e suore che offrirono rifugio a perseguitati, militari fedeli allo Stato, giovani che rifiutarono di servire la Repubblica di Salò. Uomini e donne che, senza clamore, scelsero il bene, la giustizia, il coraggio. È in quella pluralità di voci e di gesti che va ritrovato oggi il significato profondo della Liberazione.

Per farlo, è necessario liberare questa memoria dalle semplificazioni che l’hanno a lungo ingabbiata. Il 25 aprile non è – e non può essere – patrimonio esclusivo di una parte. La Resistenza fu il frutto di un impegno trasversale, patriottico, civile, umano. È tempo di riconoscerlo pienamente, restituendo alla Liberazione la sua dimensione di evento nazionale, e non solo politico.

In un presente in cui le certezze vacillano, abbiamo bisogno di ritrovare un senso di patria. Non come espressione di orgoglio sterile, ma come responsabilità condivisa. Serve una nuova educazione civica della memoria, soprattutto per le giovani generazioni, affinché comprendano che la libertà e la pace non sono mai acquisite per sempre. Che la democrazia ha bisogno di cura, di impegno quotidiano e, talvolta, del coraggio di piccole minoranze consapevoli, capaci – allora come oggi – di orientare la storia.

La Fondazione Insigniti OMRI celebra dunque questo 25 aprile con spirito critico ma profondamente riconoscente. Nella convinzione che la memoria, per essere autentica, deve essere viva, plurale e onesta. Solo così può diventare strumento per costruire il futuro.

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