AgenPress – Dal primo luglio, grazie a un decreto del ministero dell’Ambiente varato di concerto con il ministero dell’Agricoltura e ora in Gazzetta ufficiale, in Italia è consentito abbattere la selvaggina, a partire dai cinghiali, con ogni tipo di mezzo.
Si chiama “gestione e contenimento della fauna selvatica” e per realizzarlo nei prossimi cinque anni il governo di centrodestra si è affidato direttamente a un Piano straordinario ispirato da Coldiretti.
Sarà realizzato in cinque anni. Alle Regioni e alle due province autonome di Trento e Bolzano è consentiva l’apertura alla caccia di animali “ritenuti pericolosi”, comprese le “specie esotiche invasive”. Ogni governo regionale potrà decidere quali specie abbattere e in quale periodo dell’anno.
Nel decreto è specificato che gli animali possono essere uccisi sia da operatori pubblici e veterinari, sia da privati cacciatori e aziende e fondi che si occupano dell’attività di caccia e contenimento. Sarà possibile farlo con reti, gabbie, trappole, ma anche utilizzando animali impagliati ed esche alimentari. E poi le armi: sono ammessi fucili laser e di precisione di ogni calibro, anche con ottiche termiche, fucili speciali, cerbottane e perfino l’arco. Contro alcuni uccelli pericolosi per l’uomo o per le attività agricole, potranno essere usati anche i falchi. Il decreto, inoltre, spiega che i “prelievi faunistici” sono possibili anche nelle aree protette.
Si potranno uccidere cervi, stambecchi e lupi, oltre a “forme ibride presenti in natura” come gli “ibridi cane lupo”. Il decreto si rivolge principalmente ai cinghiali. Alle Regioni viene chiesto di intensificare gli interventi del 50 per cento, e di ridurre del 30 per cento la popolazione degli ungulati, facendo diminuire anche i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali.
Nel documento del ministero si parla di “una riduzione sistematica dei cinghiali”. Ma in realtà nel decreto si parla anche di centri di raccolta e di lavorazione, puntando alla commercializzazione della carne degli animali selvatici. Il ministero prevede la nascita di “uno o due grandi centri di lavorazione” e “l’individuazione di interlocutori commerciali interessati alla distribuzione delle carni sul mercato alimentare”.