AgenPress –Ā Lo scenario globale ĆØ dominato dalle estreme tensioni e incertezze generate dallāinvasione russa in Ucraina. Lāimpatto sullāattivitĆ economica agisce come uno shock di offerta profondo, al momento difficilmente quantificabile, perchĆ© il quadro ĆØ in continua evoluzione.
CosƬ il Centro studi di Confindustria.
La crisi militare, peraltro, si innesta su un quadro giĆ reso difficile dal perdurare della pandemia, delle pressioni al rialzo sui prezzi di varie commodity e dei colli di bottiglia in alcune catene di fornitura globali.
Gli effetti della crisi a livello globale sono fortemente diseguali tra aree e settori, in base alla vicinanza al conflitto, alle dipendenze da petrolio, gas e altre commodity e, in generale, alle connessioni produttive e finanziarie con i paesi direttamente coinvolti nella guerra (Russia, Ucraina e Bielorussia).
Tra le principali macroaree, lāUnione europea ĆØ quella piĆ¹ colpita, come segnalano il deprezzamento dellāeuro e le perdite registrate nelle principali piazze finanziarie nei primi giorni del conflitto. Tra i settori, sono piĆ¹ coinvolti quelli energivori, come metallurgia, chimica, ceramica e vetro, e altri comparti fortemente internazionalizzati come i mezzi di trasporto (autoveicoli, aeromobili, imbarcazioni).
ā¦ che si trasmette attraverso diversi canali
Gli impatti dello shock bellico sullāattivitĆ produttiva, diretti e indiretti, giĆ osservabili o attesi, ben identificabili o incerti nellāintensitĆ e nella durata, sono molteplici (Grafico A). Al riguardo, ĆØ stata condotta una quick survey sulle imprese associate a Confindustria, da cui emergono prime importanti evidenze di conseguenze pervasive sul tessuto produttivo italiano.
La principale deriva dallāulteriore aumento dei prezzi energetici, agricoli, dei metalli. Lāinasprimento delle tensioni sui mercati di queste commodity ĆØ dipeso dal fatto che Russia, Ucraina e Bielorussia ne sono tra i principali fornitori mondiali.
Due esempi: la Russia nel 2020-21 ha esportato 38 milioni di tonnellate di grano, pari al 14,8% del totale mondiale ed ĆØ il 7Ā° produttore al mondo di rame, con una quota pari al 3,8% del totale. Nel caso del gas, i mercati prezzano lāincertezza sugli approvvigionamenti in Europa, vista lāelevata dipendenza del continente dallāimport russo di questa fonte. Per lāItalia, il gas russo copre il 38% del consumo.
A inizio marzo il prezzo del gas ĆØ salito a un picco di 227 euro per mwh, rispetto ai 72 alla vigilia del conflitto, ai 20 di gennaio 2021 e ai 9 di febbraio 2020. Quello del petrolio a 133 dollari per barile, da 99 prima del conflitto e 55 a febbraio 2020, e da allora si ĆØ avuto un modesto rientro. Dinamica simile per molte altre commodity: il prezzo del grano ĆØ salito di oltre il 34% in due settimane e poi ĆØ sceso ma senza tornare al livello pre-guerra, quello del mais del 10%. Anche i metalli, come il rame, lāalluminio, il nickel, hanno subƬto un incremento ulteriore a marzo.
In Italia, i rincari di petrolio, gas, carbone, stanno facendo crescere i costi delle imprese. Da unāanalisi svolta con lāutilizzo delle tavole input-output, lāincidenza dei costi dellāenergia sul totale dei costi di produzione (a paritĆ delle voci di costo non energetiche) aumenterebbe del 77% per il totale dellāeconomia italiana, passando dal 4,6% nel periodo pre-pandemico (media 2018-19) allā8,2% nel 2022.
In euro, questo impatto si tradurrebbe in una crescita della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi su base annua. Il settore maggiormente colpito ĆØ di gran lunga la metallurgia, dove lāincidenza potrebbe sfiorare il 23% alla fine del 2022, seguito dalle produzioni legate ai minerali non metalliferi (prodotti refrattari, cemento, calcestruzzo, gesso, vetro, ceramiche), dove lāincidenza dei costi energetici potrebbe arrivare al 16%, dalle lavorazioni del legno (10%), dalla gomma-plastica (9%) e dalla produzione di carta (8%).