Fase 2. Fipe (piccole imprese). Riaprire ristoranti o si muore. Stoppani, appoggia flash mob di protesta

Agenpress – I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Anticipare le riaperture dei ristoranti, le aziende stanno morendo e si rischiano infiltrazioni mafiose.

E’ l’appello lanciato dalla Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi, nel sostenere l’iniziativa di flashmob che questa sera alle 21, partendo da Piazza San Marco, vedrà alcuni ristoranti in tante città italiane accendere le luci dei loro locali per farsi vedere da una politica lenta e cieca verso i bisogni del settore.

“E’ un’iniziativa – spiega il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani – che accompagna l’attività istituzionale della Federazione nel rappresentare i danni, i bisogni, le aspettative e le drammatiche prospettive di un settore tra i più danneggiati, il primo costretto a chiudere e l’ultimo a riaprire. Si tratta di un segno inequivocabile della disperazione degli imprenditori, che le politiche economiche, lente e poco incisive non riescono a mettere in sicurezza”.

Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro.

Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese. Accontentati tutti coloro, che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo.

Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma.

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