Financial Times: “Giuseppe Conte collegato a fondi di investimento del Vaticano sotto inchiesta”

Agenpress – Il Financial Times svela che Giuseppe Conte ha svolto un lavoro legale per un per un gruppo di investitori  prima che diventasse primo ministro c’era un fondo di investimenti che farebbe riferimento al Vaticano al centro di un’indagine per corruzione. Lo rivela il Financial Times, aggiungendo che l’attuale presidente del Consiglio era stato assunto per lavorare su un accordo solo poche settimane prima di ricevere l’incarico di premier.

I legami con Conte solleverebbero secondo il quotidiano ulteriori dubbi sulle attività finanziarie della Segreteria di Stato del Vaticano e della burocrazia della Santa Sede, che sarebbe oggetto in questo momento di un’indagine interna per transazioni finanziarie sospette. Nonché del conflitto di interesse che potrebbe esistere tra Conte e i suoi ex clienti.

“Nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden power nei confronti della società Retelit. 

In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”,  inizia così la nota di Palazzo Chigi che smentisce ogni possibile accusa di conflitto d’interesse sollevata da un articolo del Financial Times.

“Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden power . In particolare non ha preso parte al Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden Power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione.

Si fa presente che in quell’occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani”.  “Quanto ai nuovi fatti riferiti dal Financial Times – conclude Palazzo Chigi – si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine”.

Il quotidiano britannico collega una vicenda da tempo esaminata dalla stampa italiana all’ultimo scandalo vaticano. Le indagini aperte poche settimane fa dagli investigatori pontifici si focalizzano infatti sul fondo di investimento Athena Global Opportunities gestito dal finanziere Raffaele Mincione, che avrebbe ricevuto circa 200 milioni di euro dal Segretariato Vaticano per un discusso investimento immobiliare di lusso a Londra.

Nel maggio 2018 la società Fiber 4.0, controllata sempre dal fondo di Mincione, aveva ingaggiato l’avvocato Giuseppe Conte per un parere legale. Fiber 4.0 stava tentando la scalata alla Retelit, una compagnia italiana di telecomunicazioni, ma era stata battuta da due aziende straniere: un fondo tedesco e una società statale libica.

Conte nel suo parere legale del 14 maggio 2018 sostenne la necessità di introdurre il principio del golden power (vale a dire un’opzione che consente ai governi di intervenire nell’attività delle società che operano in settori strategici per la sicurezza nazionale) , che in questo caso avrebbe permesso al governo di bloccare la cessione delle compagnie strategiche ad azionisti stranieri. Questo accadeva nel maggio del 2018,  quando Conte era solo candidato premier.

Un mese dopo, il governo giallo-verde guidato da Conte emanò un decreto applicando proprio il golden power a Retelit.

Ma il fondo di Mincione non ne ottenne benefici e non riuscì a ottenere il controllo della compagnia. Il premier spiegò allora di non avere partecipato alla discussione del decreto e di essersi astenuto dal votarlo in consiglio dei ministri.

Ma il Financial Times si domanda se nel maggio 2018 l’avvocato Conte sapesse che stava lavorando per un fondo sostenuto dal Vaticano. Domanda alla quale ha risposto Palazzo Chigi: “Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine”.

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