Giornata contro mutilazioni genitali femminili. Pratica crudele subita da 200mln di donne nel mondo

AgenPress – Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) riguardano tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Questa pratica non viene applicata per scopi di natura medica, bensì per motivi culturali. Sono numerose le complicazioni, a breve e lungo termine, sulla salute di coloro che sono soggette a questa usanza.

Tra le peggiori, vi è la morte. Sebbene le MGF siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne e delle ragazze, si stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.

La problematica delle MGF, sebbene diffusa principalmente in 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, è universale. Infatti, questa usanza è comune anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia. Non sono da escludere, inoltre, l’Europa occidentale, l’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare questa tradizione.

Le MGF rappresentano la manifestazione di una profonda e radicata disuguaglianza di genere, che domina le società in cui sono praticate. In alcune società è considerata un rito di passaggio, in altre è un prerequisito per il matrimonio o è attribuita a credenze religiose. In altre parole, questa usanza costituisce un simbolo identitario.

Nel 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione 67/146, proclamando il 6 febbraio come la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): Zero Tolleranza per le MGF e chiedendodi intensificare gli sforzi globali per porre fine alle MGF. Nel 2015, le MGF sono entrate a far parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), target 5.3, che concerne l’eliminazione delle pratiche dannose.

A partire dal 2008, il Programma Congiunto UNFPA-UNICEF sulle Mutilazioni Genitali Femminili conduce il più grande piano mondiale per accelerare l’eliminazione delle MGF. Negli anni, questa partnership ha raggiunto notevoli obiettivi. Ad esempio, più di 2,8 milioni di persone hanno partecipato a dichiarazioni pubbliche sull’eliminazione delle MGF. Inoltre, il numero di comunità che hanno istituito strutture di sorveglianza per seguire le ragazze è raddoppiato, proteggendone 213.774.

Tuttavia, la pandemia di Covid-19, in corso da 2020, ha colpito negativamente e in modo sproporzionato donne e ragazze, stravolgendo il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 5.3. Il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA – United Nations Population Fund), infatti, ha riferito che 2 milioni di ragazze in più, rispetto a quanto stimato, rischieranno di subire questa pratica entro il 2030. In risposta a questa problematica, le Nazioni Unite, attraverso il Programma Congiunto UNFPA-UNICEF, hanno deciso di integrare la lotta alle mutilazioni genitali femminili nella risposta umanitaria e post-crisi.

Per promuovere l’eliminazione delle MGF, sono necessari sforzi coordinati e sistematici, che devono coinvolgere intere comunità e concentrarsi sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere, sull’educazione sessuale e sull’attenzione ai bisogni delle donne e delle ragazze che ne subiscono le conseguenze.

In tal senso, quest’anno, il Programma Congiunto UNFPA-UNICEF e il Comitato Interafricano sulle Pratiche Tradizionali (IAC – Inter-African Committee on Traditional Practices) hanno lanciato il tema “Non c’è tempo per l’Inattività Globale. Unitevi, Finanziate e Agite per porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili” per celebrare la Giornata. Molti Paesi, a causa della pandemia, stanno vivendo una “crisi nella crisi”, compreso un aumento delle mutilazioni genitali femminili. Ecco perché le Nazioni Unite esortano la comunità globale a immaginare un nuovo mondo che consenta alle ragazze e alle donne di aver voce, scelta e controllo sulle proprie vite.

Tratto da onuitalia.it

Secondo i dati del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), nel mondo oggi circa 200 milioni di donne e ragazze hanno subito mutilazioni genitali.

“Sebbene sia concentrato soprattutto in 30 paesi in Africa e Medio Oriente – si legge nel sito delle Nazioni Unite -, il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili è un problema universale, diffuso anche in alcuni paesi in Asia e America Latina. Le mutilazioni genitali femminili continuano a essere presenti fra le popolazioni immigrate che vivono in Europa occidentale, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda”.

La classificazione dell’OMS ha individuato quattro differenti tipologie di mutilazioni genitali:

Tipo I. Circoncisione femminile: asportazione della punta del clitoride, pratica che prevede la fuoriuscita simbolica di sette gocce di sangue;

Tipo II. Escissione: asportazione del clitoride o escissione con taglio totale o parziale delle labbra;

Tipo III. Infibulazione: asportazione del clitoride con scarificazione delle grandi labbra che vengono fatte aderire e cicatrizzare insieme, a cui segue la cucitura della vulva;

Tipo IV. Non classificato: rientrano tutte quelle pratiche che causano danni irreparabili agli organi genitali femminili come perforazione o incisione del clitoride e della vagina o intrusione di sostanze corrosive nella vagina per produrre una emorragia al fine di restringerla.

La pratica mutilatoria dura 15 o 20 minuti circa e viene effettuata da una donna anziana della comunità, detta mammana. Chiaramente, la mammana non ha alcuna conoscenza sanitaria o medica, tant’è che durante l’operazione vengono adoperati coltelli o lamette e lasciato solo un foro per consentire la fuoriuscita del sangue mestruale e dell’urina. Gli strumenti inoltre non sono nemmeno sterilizzati e durante l’operazione non si usano anestetici. Solo negli ultimi anni è stato richiesto l’intervento di personale sanitario come ostetriche, infermieri e medici.

La crudeltà che inconsapevolmente i genitori e la comunità infliggono alla bambina, comporta durante la crescita oltre che disturbi psichici, complicanze molto gravi dal punto di vista sanitario come cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali. Ulteriori problemi insorgono durante il parto, in quanto si deve procedere con una deinfibulazione per consentire al bambino di uscire per non lacerare la madre.

In questo caso, dato che i tessuti cicatriziali non sono per nulla elastici a causa della mutilazione genitale, è frequente che nella donna insorgano problemi ginecologici vari, come incontinenza urinaria e fecale o addirittura il prolasso uterino. Nella donna sottoposta alla pratica mutilatoria, possono manifestarsi problemi sessuali come la frigidità e, in particolare, evidenti difficoltà nei rapporti sessuali causati dall’irrigidimento dei tessuti della vagina, condizione che provoca un terribile dolore e, in generale, problemi psicologici e comportamentali, ansia, disturbi del sonno, incubi, depressione.

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