Il coronavirus ha portato via a 70 anni Luis Sepulveda. GiĆ , la morte uccide la bellezza

Agenpress – “Quegli occhi verdi nascondevano il balsamo per eludere i sogni”Ā  “Diario di un killer sentimentale” di Luis SepĆŗlveda.
Un grande del linguaggio nella vita della scrittura. Come coĀ­munita umana e come comunitĆ  di scrittori siamo vicini alla sua sofferenza, alle sue difficoltĆ , in questo particolare momento che coinvolge tutti. Mi riferisco a Luis Sepulveda. Di lui voglio parlare per un augurio di immediata guarigione. Conosciuto molti anni fa. Insieme per una letteratura della vita della speranza della favola.

La visione della lentezza. Non solo la gabbianella, il cane e la lentezza Sepulveda ci porta anĀ­che oltre e altrove. ā€œIl gridoā€ di Munch ĆØ un ā€œbrivido dā€™emozioĀ­neā€. Un urlo di sensazioni che ĆØ un travaglio dā€™anima. Ma chi ĆØ che parla di questo brivido dā€™eĀ­mozioni? Eā€™ Luis Sepulveda in ā€œLe rose di Atacamaā€ (Tea). OlĀ­tre lā€™ideologia la letteratura. Nella letteratura la poesia ĆØ anima.
Oltre ogni schema. La letteratura ĆØ fondamentale. Non ĆØ di parte. Lā€™ideologia ĆØ di parte. Qui, comunque, parliamo di poesia. Senza altri ancoraggi. Un viaggio alla ricerca dei ricordi. Ricordi che creano immagini e smuovono sentimenti.

Luis Sepulveda racconta non solo attraverso le parole e le piccole cronache. Racconta giocando letterariamente con le metafore. Ma le metafore nascondono segreti. I segreti custodiscono ā€œla polvereā€ delle parole. Sono racconti che non definiscono ma sono evocaĀ­zioni.
La memoria anche in Sepulveda ĆØ una lunga attesa che gioca con le emozioni e i silenzi.
Si ascolta in ā€œSulle orme di Fitzcarraldoā€: ā€œLa notte della selva avvolge tutto il suo particoĀ­lare silenzio fatto di migliaia di rumori. Eā€™ il prodigioso meccaniĀ­smo della vita che tende i muscoli per facilitare il parto della ā€˜VeneĀ­re notturnaā€™, unā€™orchidea di un inĀ­tenso colore viola, piccola come un bottone di camicia, che apre i petali alle prime luci dellā€™alba e muore dopo pochi minuti perchĆ© la minuscola eternitĆ  della sua bellezza non resiste alla luce di ManĆ¹, che muta incessante seĀ­condo gli umori del cielo, dellā€™acĀ­qua e del ventoā€.
Luis Sepulveda ĆØ uno scrittore anche del sogno e sa cantare il sogno pur non nascondendo alĀ­tre passioni.

Nello scrittore cā€™ĆØ il poeta. Non ĆØ soltanto il SepulveĀ­da della ā€œgabbianellaā€ o di quel ā€œvecchio che leggeva romanzi dā€™amoreā€ che canta nenie e maĀ­linconie. Il Sepulveda ā€œpoliticoā€ non esiste sul piano letterario e tanto meno puĆ² esistere in termiĀ­ni narrativi o poetici. Eā€™ unā€™altra categoria. Eā€™ il poeta che raccorĀ­da malinconia e futuro. Eā€™ questo poeta che ci parla.
I racconti de Le rose di AtacaĀ­ma sono una scheggia di poesia perchĆ© in molte pagine ciĆ² che si evidenzia ĆØ la sublime evocaĀ­zione. Oltre i fatti e i personaggi ci sono le atmosfere. Ci sono le emozioni che campeggiano su tutto. Cā€™ĆØ, appunto, quel ā€œgridoā€ che ĆØ disperazione ma anche riĀ­cerca di riposo, di consapevolezĀ­za. Di emozioni.
Cosa sarebbe la vita senza emoĀ­zioni? E la letteratura se non avesse gli squarci dā€™emozione sarebbe un rastrellare segmenti di ragione? Non avrebbe senso la parola stessa. Sepulveda lo sa bene. PerchĆ© riesce a raschiare dalla parola la polvere. Quella polvere che raccoglie i granelli di tempo.
Molto singolare e significativo il racconto intitolato ā€œBalene del Mediterraneoā€.

Un sapore quasi esotico, arcaico, misterico. OnĀ­dulato di poesia. ā€œRicordo una sera sul mare, nel nord della SarĀ­degna. Assieme a un gruppo di amici contemplavo il tramonto, il sole che ci lasciava per illuĀ­minare altre terre piĆ¹ ad ovest, quando allā€™improvviso dal largo ci giunse inconfondibile il canto delle balene, quel suono acuto che sembra una musica del fuĀ­turo e turba chiunque lo sentaā€. Uno spaccato lirico incasellato in una meditazione evocativa.

Sepulveda rapisce i sentieri della nostra anima in una semplicitĆ  quasi ingenua. Ma ĆØ qui la poeĀ­sia.
La grande forza poetica ĆØ nella visione del magico. La ā€œgabbiaĀ­nellaā€ e il ā€œgattoā€ offrono imĀ­magini magiche ma di una semĀ­plicitĆ  rischiosa. Anche in altre pagine si riscontra ciĆ². In fonĀ­do ĆØ lo stile di questo scrittore. Uno stile che ci introduce in un linguaggio (pur ancora nella riĀ­schiositĆ  delle traduzioni) in cui affiorano barlumi di elegia.
Non mancano, comunque, i tocĀ­chi crudi della realtĆ : ā€œIn tutta la storia dellā€™umanitĆ , nessun mare ĆØ stato mai maltrattato quanto il Mediterraneo. (ā€¦) Siamo ancora in tempo a salvare le balene e i delfini del Mediterraneo. Siamo ancora in tempo a restituire al mare delle culture almeno un poā€™ di quanto gli abbiamo strappatoā€, sempre in ā€œBalene del MediterraĀ­neoā€.
SƬ, perchĆ© Sepulveda cerca la bellezza nelle cose. Ancora quelĀ­la ā€œgabbianellaā€ ĆØ un estremo richiamo alla dolcezza e quindi, inevitabilmente, ĆØ un richiamo alla bellezza.

Scrivendo su MoĀ­sca ha sottolineato: ā€œNon ho mai saputo se Mosca ĆØ una bella cittĆ , perchĆ© la bellezza delle cittĆ  esiĀ­ste solo riflessa negli occhi degli abitanti e i moscovoti guardano con insistenza in basso, come se cercassero unā€™inutile terra perduĀ­ra sotto i loro piediā€ (da ā€œLe Rose Bianche di Stalingradoā€).
Frammenti e incisioni. Recitano con le parole che, a volte, divenĀ­tano anche preghiera. Un pregare nel vento dei giorni raccogliendo i silenzi delle storie. Siamo inĀ­farciti di storie. Noi non siamo soltanto la nostra storia. Siamo le tante storie che invadono la noĀ­stra coscienza.

Alla fine si corre un ulteriore riĀ­schio che ĆØ quello di non saper distinguere la nostra vera storia con quella delle altre storie. E conviviamo dentro questo intrecĀ­cio. Non conoscendoci fino in fondo e forse illudendoci di coĀ­noscerci abbastanza. Ma scopriaĀ­mo dā€™un tratto che cosƬ non ĆØ. Le sorprese sono tante e si scoprono una volta che tutto ĆØ trascorso. E solo allora la letteratura si intrecĀ­cia definitivamente con la vita in un richiamo quasi ancestrale.

In ā€œIl paese delle renneā€ SepulĀ­veda cita dei versi di Paulus Utsis che sono una proiezione poetica e umana nel nostro tempo di viĀ­vere. ā€œSoffia sul fuoco perchĆ© non si spenga,/attizzalo perchĆ© brillino le braci/e poi alimentalo con legna secca/perchĆ© i tizzoni e il calore della nostra cultura/reĀ­stino viviā€. Ancora un richiamo. Ma un richiamo alle radici. Il non perdersi. Il non smarrirsi. Il non sradicarsi. Ritrovarsi dopo aver graffiato il senso delle parole. Eā€™ questo un monito che quasi peĀ­netra dentro i nostri silenzi e ne esce fuori con segni che hanno sempre qualcosa di profetico. Ma sƬ, la letteratura ĆØ anche profezia.

Un viaggiare, dunque, nella coĀ­scienza per conoscere di piĆ¹ e per tentare di penetrare i segreti. Quei segreti che sono scritti non solo sulla polvere delle parole ma anche nelle parole depositate sulle pietre.
“La stanchezza nelle gambe mi fece capire che camminavo da varie ore in una qualche direzione, ma senza un itinerario ben definito, o forse sƬ, ne avevo uno, casuale, che sebbene non mi portasse da nessuna parte mi allontanava sempre di piĆ¹ dai miei pensieri” (“Diario di un killer sentimentale” diĀ Luis SepĆŗlveda).

Lo scrittore chiaraĀ­mente ha il compito di raccontaĀ­re. Dice Sepulveda. E racconta frammenti di anima. Racconta sogni attraversati dalla realtĆ  ma racconta soprattutto ā€œdesideriā€. In fondo la letteratura ĆØ fatta di pietruzze e di sabbia che si ascolĀ­tano nellā€™onda della conchiglia. Tutto diventa eco. Questo imĀ­menso patrimonio di parole e di sentimenti fattosi eco.
ā€œE se ĆØ tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognareā€.

La letteratura come desiderio ma anche come alchimia. Eā€™ qui il viaggio tempestoso e disarmoniĀ­co di Sepulveda. Ma ĆØ tale il suo viaggio perchĆ© ha il desiderio di quietare le tempeste e di offrire armonie. Un viaggio tra sentiĀ­menti. E i personaggi non sono unā€™avventura soltanto ma sono lā€™espressione di una emozione che cattura. Se la letteratura non lancia emozioni ĆØ meglio chiudeĀ­re il libro. Soprattutto in un tale contesto.

Cosa dire ancora?
“Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. ƈ acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia. Apri le ali…
… Ora volerai. Il cielo sarĆ  tutto tuo” (“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnĆ² a volare” diĀ Luis SepĆŗlveda). Era nato nel 1949. Il coronavirus lo ha ucciso.

Pierfranco Bruni

Advertising

Potrebbe Interessarti

Ultime Notizie