India. Bambine costrette a sfilare senza vestiti e intimo per “propiziare” la pioggia

AgenPress – Sei bambine, alcune delle quali di neppure cinque anni, sono state spogliate e fatte sfilare nude in processione. Il fatto è avvenuto in un villaggio dell’India centrale, durante un rituale per propiziare la pioggia.

Come riporta la BBC, i fatti sono avvenuti nella regione del Bundelkhand, nello stato del Madhya Pradesh. Secondo quanto riferito, i video diventati virali sui social network mostravano piccole che camminavano senza vestite con un’asta di legno sulle spalle a cui era legata una rana seguite da donne che cantavano inni.  La gente del posto crede che il rito “placherà il dio della pioggia e porterà pioggia nella regione”.

La polizia del Madhya Pradesh ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna denuncia formale contro l’evento, ma ha aggiunto di aver aperto un’indagine.

“Saranno presi provvedimenti se scopriremo che le ragazze sono state costrette a camminare nude”, ha detto all’agenzia di stampa Press Trust of India il sovrintendente della polizia di Damoh, DR Teniwar.

La Commissione nazionale per la Protezione dei diritti dell’Infanzia ha chiesto alla Polizia del distretto un resoconto sull’accaduto, ma gli agenti del luogo rispondono di non avere ricevuto alcuna denuncia e che interverranno solo se scopriranno che le bambine sono state costrette alla sfilata con la violenza.

Secondo il Commissario S Krishna, Chaitanya tutti genitori delle bambine avevano dato il consenso e hanno partecipato loro stessi al rito. “Gli abitanti di queste zone credono che questo sia un modo per garantirsi la benevolenza degli dei”, ha detto all’agenzia Pti. “In casi come questi, possiamo solo spiegare l’inutilità della superstizione e tentare di far capire che con queste pratiche non si ottiene nulla”.

L’agricoltura indiana dipende in larga misura delle precipitazioni monsoniche e tutte le comunità inscenano riti tradizionali, alcuni decisamente bizzarri: dal bruciare cataste di cibo e sementi, alle “nozze” di ranocchi, rane e asini, alle veglie con canti. Gli antropologi ricordano che queste pratiche rappresentano la disperazione di chi sa che non c’è altro da fare per garantirsi la sopravvivenza.

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