“Lei mi parla ancora”. Partono le riprese del nuovo film di Pupi Avati sulla vita di Nino, padre di Elisabetta e Vittorio Sgarbi

AgenPress. Il film, liberamente tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Sgarbi – padre di Elisabetta Sgarbi e Vittorio Sgarbi – racconta la storia d’amore tra Nino e Caterina: un amore lungo 65 anni e mai finito, neanche con la morte di lei, come scrisse lo stesso autore. “Finché morte non vi separi è una bugia. Il minimo sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il tuo lo sento anche da qui.”

La sceneggiatura e il soggetto sono di Pupi e Tommaso Avati.

Tra gli interpreti principali Renato Pozzetto (Nino), Stefania Sandrelli (Caterina), Isabella Ragonese (Caterina giovane), Lino Musella (Nino giovane), Fabrizio Gifuni (Amicangelo). Insieme a loro anche Chiara Caselli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix, Nicola Nocella.

Le riprese dureranno sei settimane tra Roma e Ferrara, dove Sgarbi trascorse parte della sua vita.

Il film è coprodotto da Bartlebyfilm e Vision Distribution in collaborazione con Duea Film e sarà distribuito nelle sale italiane da Vision Distribution.

SINOSSI:

Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. Alla morte di Caterina, la figlia Elisabetta, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca Amicangelo, un editor con velleità da romanziere, per scrivere attraverso i ricordi del padre un libro sulla loro storia d’amore.

Amicangelo accetta il lavoro solo per ragioni economiche e si scontra subito con la personalità di un uomo che sembra opposta a lui. Ma il rapporto tra i due diventerà ogni giorno più profondo fino a trasformarsi in un’amicizia sincera.

DICHIARAZIONE DEL REGISTA:

“Con LEI MI PARLA ANCORA ho voluto raccontare la storia di un grande amore, quello tra Nino e Caterina, un amore lungo 65 anni, un amore che dura oltre la morte. Il pretesto narrativo è un libro di memorie che il protagonista, rimasto vedovo, si è deciso a pubblicare affidandone la scrittura a un ghost writer romano, ambizioso e disincantato. Ed è proprio nella dialettica fra questi due personaggi, così apparentemente diversi tra loro, che ho scorto la possibilità di affrontare il presente della nostra terra e il suo meraviglioso passato, in quella porzione dell’Emilia così speciale che ha saputo trattenere, accanto alla modernità, il grande fascino del suo passato. Delle sue tante memorie. Ho raccontato la nostra terra, la nostra gente, attraverso una ennesima, diversa, angolazione. Per continuare a dare un senso al nostro lavoro”.

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