M5S. Casaleggio: “abbiamo dato a sconosciuti l’opportunità di ricoprire ruoli, come Conte”

AgenPress – “Abbiamo dato a migliaia di sconosciuti l’opportunità di rivestire ruoli prestigiosi e impensabili. Questo è successo anche con l’avvocato del popolo” Giuseppe Conte, diventato premier. “Ora si vuole attribuire questa possibilità a persone ben definite”. Lo dice Davide Casaleggio su ‘La Stampa’ parla del M5s.  “Regole violate, impossibile proseguire”.

Tra Rousseau e il M5s, osserva Casaleggio, “era necessario separare le strade. Negli ultimi 16 mesi il Movimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso. Siamo arrivati a non vedere motivi per stare ancora insieme. I soldi come la consegna degli iscritti non sono mai stati la causa del problema, ma un effetto. Il problema era che il Movimento non intendeva onorare gli impegni presi pagando i lavoratori che attendevano il dovuto da mesi”.

Sui due mandati afferma come la mancanza di “una presa di posizione chiara sul tema” faccia “pensare che sia una questione oggetto di contrattazione per il supporto economico richiesto. Ovviamente quando i principi di una comunità sono oggetto di trattativa economica si entra nella fase di liquidazione. Probabilmente non si prenderà una posizione netta. Si rimanderà a un possibile voto e a quel punto, come già accaduto tante altre volte, o sarà presa una decisione in una segreta stanza romana o si proporrà un quesito a ridosso delle candidature”.

La democrazia partecipativa “credo sia l’antidoto all’accentramento di potere nelle mani di poche persone, al carrierismo politico e all’iperleaderismo. Non è un caso, infatti, che Rousseau, come modello di partecipazione orizzontale e aperto, abbia iniziato a essere percepito come scomodo proprio nella fase di trasformazione gerarchica del movimento verso un’organizzazione partitica tradizionale”. A uccidere il Movimento “probabilmente è stata più la paura di perdere posizioni acquisite”.

“Nell’ultimo anno – osserva – aver voluto rimandare per 15 mesi l’obbligo statutario di votare la guida politica è stata la cosiddetta finestra rotta che se tollerata troppo a lungo. Abbiamo assistito in molti casi ad una vera e propria transizione etica”; la rottura con Rousseau è stata “purtroppo un lento crescendo”.

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