Siae. Attacco hacker al sito, chiesto un riscatto da tre mln di euro in Bitcoin. Mogol “sconcertato”

AgenPress – Sono stati esfiltrati dati sensibili ed è anche stato chiesto un  riscatto in bitcoin che, la Siae non ha intenzione di pagare e ha fatto segnalazione al Garante  della Privacy e una denuncia alla polizia postale che sta indagando.

La richiesta fatta alla Siae, spiega il dg Blandini, è di tre milioni di euro in bitcoin . I documenti sottratti sono 28 mila.  La Società degli autori e degli editori, secondo quanto si apprende, era già stata vittima alcune settimane fa di piccoli attacchi, quelli che in gergo sono chiamati pishing, ed era scattata l’allerta dei sistemi di sicurezza.

L’attacco hacker è stato rivendicato dal gruppo Everest. Sono stati sottratti  60 gigabyte di dati sensibili come carte di identità, patenti, tessere sanitarie e indirizzi. Si tratta di un attacco ransomware, un databreach (fuga e pubblicazione di dati). I dati oggetto dell’attacco hacker subito dalla Siae non sono stati criptati ma ‘esfiltrati’ dal database della società per poi essere pubblicati sul dark web.

“La Siae non darà seguito alla richiesta di riscatto”, dice il dg Gaetano Blandini, che sottolinea: “Abbiamo già provveduto a fare la denuncia alla polizia postale e al garante della privacy come da prassi.Verranno poi puntualmente informati tutti gli autori che sono stati soggetti di attacco. Monitoreremo costantemente l’andamento della situazione cercando di mettere in sicurezza i dati degli iscritti della Siae”. 

“Sono rimasto sconcertato e molto sorpreso negativamente da questo attacco hacker. E’ un discorso che in questo momento riguarda noi come Siae, ma in realtà è un fatto allarmante che riguarda tutto il mondo di oggi. E questo è molto più preoccupante” commenta il presidente Siae, Mogol.

“Queste persone fanno tutto alla luce del sole, minacciano e si dichiarano delinquenti. Tutto questo è sorprendente. Io poi sono l’ultimo dei ‘tecnologici’ in questo mondo, quindi sono ancora più stupito. Ho sentito che possono fare cose impensabili, persino a telefonini spenti. E’ tutto molto inquietante”, osserva Mogol, spiegando che “in questo momento sia la polizia postale sia la nostra security sono al lavoro” per limitare i danni e cercare di proteggere i dati sensibili degli iscritti alla Siae.

Mogol conferma che “c’è stata una richiesta di riscatto che non abbiamo intenzione di pagare”, poi fa una riflessione più generale.

“La Siae 139 anni fa ha messo fine al mecenatismo, prima per gli artisti era difficile anche mangiare. Nel nostro caso non parliamo di una società con caratteristiche per metterla in crisi, ma se attaccano il nostro mondo possono farlo con qualsiasi istituzione pubblica e privata”, dice ricordando anche il caso della Regione Lazio. “Ma questo -conclude Mogol- è tutta colpa di quel dio pasticcione che è l’uomo”.

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