Usa. Afroamericano morto soffocato. Licenziati i 4 agenti responsabili

Agenpress – Sono stati licenziati i 4 agenti della polizia di Minneapolis coinvolti nella morte di un afroamericano, fermato durante un controllo. Lo ha annunciato il sindaco Jacob Frey, definendola la “scelta giusta”.

Ieri la tragedia a Minneapolis, in Minnesota, e l’intera sequenza è stata filmata da una passante in un video shock che adesso scuote gli Usa. Secondo le prime ricostruzioni, alcuni agenti sono stati allertati sulla presenza di un uomo sospetto seduto in un’auto e che sembrava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. I poliziotti giunti sul posto gli hanno intimato di scendere ma l’uomo ha cominciato ad opporre resistenza. Gli agenti lo hanno allora bloccato a terra e, mentre cercavano di ammanettarlo, uno di loro gli ha tenuto premuto il collo con un ginocchio.

Lo scandalo è scoppiato dopo che è circolato un video in cui si vede l’uomo, George Floyd, disarmato steso a terra, bloccato da un agente. Il poliziotto tiene per circa otto minuti il ginocchio premuto sul collo dell’afroamericano, steso a faccia in giù, nonostante continui a dire “non respiro”.

Il sospettato, fermato per contraffazione fuori da un negozio, ha poi avuto una crisi, è stato portato d’urgenza in ospedale dove è morto poco dopo.

“Per favore non riesco a respirare”, si sente nel video. L’uomo implora più volte gli agenti ma invano, anche se visibilmente in sofferenza. Quando arriva l’ambulanza è troppo tardi. L’uomo morirà poco dopo.

Il capo delle forze dell’ordine della città, Medaria Arradondo ha dichiarato che i quattro sono ora “ex dipendenti” del dipartimento. Intanto un’ampia manifestazione di protesta sul luogo dell’incidente è sfociata in scontri con la polizia, che ha dovuto ricorrere all’uso di lacrimogeni per sedare la rivolta. L’episodio richiama il caso di Eric Garner: nel 2014 un afroamericano, disarmato, tenuto bloccato con una presa al collo da un agente su un marciapiede di New York, aveva continuato a dire “non respiro, non respiro”. Poi è morto.

Il video ha scatenato molte polemiche. Per l’ex giocatore NBA Stephen Jackson, però, ha significato qualcosa in più: Jackson e Floyd erano infatti amici fraterni essendo cresciuti insieme in Texas, come ha ricordato lo stesso Jackson in lacrime su Instagram. “Tutti sanno che ci chiamavamo l’un l’altro ‘Gemello’. Era andato in Minnesota per cambiare la sua vita guidando camion, gli avevo mandato due o tre scatole di vestiti, stava facendo la cosa giusta. E voi avete ucciso mio fratello. Ora andrò a Minneapolis, farò tutto ciò che mi è possibile per non far passare la vicenda sotto silenzio”.

Floyd era stato fermato dalla polizia al 3700 di Chicago Avenue South a seguito di una chiamata per presunta contraffazione di un documento o di un assegno e “appariva sotto gli effetti di alcool e droga”. Secondo il racconto degli agenti Floyd, che si trovava all’interno di un auto, ha opposto resistenza all’arresto quando gli è stato chiesto di uscire.

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