Vaticano. Saccheggiati 454 mln. Svuotato anche il conto di Papa Francesco

AgenPress – “Onnipotenti e rapaci hanno architettato operazioni diaboliche per depredare la Santa Sede e messo persino le mani sul conto riservato di Francesco, la più protetta delle casse vaticane. La ricostruzione di un saccheggio da 454 milioni”, si legge su Repubblica, parlando della conclusione dell’inchiesta sui soldi del Vaticano. Il quadro che emerge è allarmante. Un documento straordinario di 59 pagine.

“La Segreteria di Stato finanzia l’operazione londinese con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana per 200 milioni di dollari garantite attraverso la costituzione del pegno di valori patrimoniali posseduti dalla Segreteria di Stato e rinvenienti nelle donazioni dell’Obolo di San Pietro”.

Ossia dei fondi per le elemosine, messi a servizio delle speculazioni per importi ancora indefiniti «che possono arrivare fino a 454 milioni di euro».

Nell’indagine, emerge il ruolo del finanziere Raffaele Mincione come regista di tutta l’operazione, attivo in partite che vanno dallo scontro per la banca genovese Carige a quella per il controllo di Retelit, in cui era assistito dall’avvocato Giuseppe Conte fino a pochi giorni prima dell’insediamento a Palazzo Chigi. Intorno a lui c’è un vortice di sigle che servono solo a inghiottire denaro, scatenando gli appetiti di gruppi di potere.

Così entra di mezzo la Gutt Sa, società lussemburghese posseduta da Gianluigi Torzi, finanziere considerato “ad alto rischio” e inserito nelle liste mondiali di bad press, “con contratti – scrivono i pm vaticani – sottoscritti da monsignor Alberto Perlasca in qualità di procuratore del sostituto monsignor Edgar Peña Parra. La Gutt Sa agisce come agente della Segreteria di Stato per gestire l’immobile. E la Segreteria si impegna verbalmente a corrispondere a Gutt Sa una somma del 3 per cento pari a 10 milioni di euro. Tale accordo non risulta formalizzato in alcun contratto”.

Dalla rogatoria – prosegue Repubblica – emerge un fronte nuovo e assai torbido di investimenti pontifici. La cartolarizzazione dei crediti avanzati da ospedali privati e cooperative nei confronti delle Asl. Società che si inseriscono così nei rapporti del Fatebenefratelli di Roma con la Regione Lazio. E soprattutto il Vaticano si lega a una cooperativa, la Osa, che grazie alla raccomandazione di Tirabassi ottiene un contratto record dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Affidato a un soggetto che viene segnalato «per forti legami e ambienti e persone della camorra pugliese (Clan Campana e Sacra Corona Unità)».

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