Agenpress – Sulla vicenda della Fondazione Open la magistratura ha fatto una “invasione di campo, una violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto”. Lo dice nell’Aula del Senato Matteo Renzi nel dibattito sul finanziamento ai partiti. “Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie”.
“Io rivendico il fatto che sia stato abolito il finanziamento pubblico, ma se si sanziona il privato che offre dei contributi il cittadino non dirà mai più un centesimo. E’ un ipocrita chi dice che non servono i soldi alla politica; servono quelli leciti e puliti”.
“Io dico ‘male non fare e paura non avere’. Ma se nelle stesse ore della perquisizione – sostiene Renzi – si pubblicano con un giornalismo a richiesta dati che solo Bankitalia o la procura hanno siamo consapevoli che le casualità esistono ma c’è un corto circuito tra la comunicazione e la battaglia giudiziaria? Qualcuno dice che la privacy per il politico non esiste. E’ da Stato etico sostenere che tutto possa essere totalmente privo di qualsiasi limite. Dico no a uno Stato etico che vuole trasformare in processo ciò che è elemento di opportunità politica. E poi diventa stato etilico quello di chi dice che i figli dei politici non hanno diritto alla privacy. Si abbia il coraggio di dire che siamo alla barbarie”, conclude.
“Non si parla di dazioni di denaro nascoste o illecite ma di contributi regolarmente bonificati e tracciabili, trasparenti ed evidenti da un bilancio che viene reso totalmente pubblico dalla Fondazione Open. Questi contributi regolari sono stati improvvisamente trasformati in contributi irregolari perchè si è cambiata la definizione della fondazione: qualcuno ha deciso non era più fondazione ma partito.
La magistratura decide cosa è partito e cosa no e manda all’alba i finanzieri da cittadini dalla fedina penale intonsa con strumenti più da retata che da inchiesta, e mi dite che è a tutela degli indagati? Questo è finalizzato a descrivere come criminale non il comportamento dei singoli ma qualsiasi finanziamento privato che venga fatto in maniera legale e regolare”.
“Avere rispetto per la magistratura è riconoscere che magistrati hanno perso la vita per il loro impegno. A loro va il massimo rispetto. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il jobs act ma chi volesse contestarci per via giudiziaria sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo”.
“Non ci faremo processare nelle piazze”, aggiunge citando Aldo Moro sul caso Lockeed, spiegando che “la vicenda Lockeed ha segnato per la conseguenza più alta, le dimissioni di Giovanni Leone dal Quirinale non perchè coinvolto ma per uno scandalo montato ad arte dai media e parte della politica. Per distruggere la reputazione di un uomo può bastare una copertina di un settimanale. Peraltro, i tempi cambiano ma il settimanale rimane… Per recuperare non ci si riesce facilmente”.