“Stanno creando una norma – denuncia l’avvocato Antonello Talerico sul suo profilo social – per fare in modo che nessuno sia responsabile dei gravissimi errori gestionali ed organizzativi (per salvare i dirigenti pagati a peso d’oro e nominati tutti da questi politicanti) che possono aver condotto al decesso di molte persone”.
Agenpress – Lo scudo penale per i medici durante l’emergenza coronavirus potrebbe essere esteso anche ai dirigenti di cliniche e aziende sanitarie per responsabilità amministrative e gestionali.
Un emendamento, pertanto, che limita la responsabilità penale e civile di chi ha gestito la sanità in queste settimane di grave emergenza legata al Coronavirus. E’ quello presentato al Senato dal capogruppo del Partito democratio Stefano Marcucci e da altri esponenti della maggioranza di centrosinistra.
La denuncia parte dall’avvocato Antonello Talerico sul suo profilo social. “Vogliono approvare un emendamento (proposto dal Pd ed altro della Lega in parte simile) che limita la responsabilità penale e civile di chi ha gestito la sanità in questa emergenza epidemiologica (commettendo plurimi errori ed omissioni). Stanno creando una norma per giustificare di aver mandato al massacro medici ed infermieri (a cui non hanno dato neanche i dispositivi di protezione), facendoli ammalare.
Stanno creando una norma per fare in modo che nessuno sia responsabile dei gravissimi errori gestionali ed organizzativi (PER SALVARE I DIRIGENTI PAGATI A PESO D’ORO ) che possono aver condotto al decesso di molte persone. Ad esempio per il caso di Chiaravalle si potrebbe rischiare di non avere dei responsabili (ps…nel frattempo e purtroppo sono deceduti altri 2 pazienti oggi…). VERGOGNA, UNO STATO CHE VUOLE ELIMINARE OGNI RESPONSABILITA’ PER CHI STA AL VERTICE E DECIDE TUTTO, ANCHE LA NOSTRA VITA…O MORTE. Noi ci opporremo E CHIEDIAMO ALLA POLITICA QUELLA VERA, QUELLA CHE RISPETTA LA LEGGE, DI IMPEDIRE L’APPROVAZIONE DI QUESTO EMENDAMENTO!”
L’Ordine degli Avvocati di Catanzaro e l’Ordine dei Medici della Provincia di Catanzaro e le organizzazioni sindacali Anaao-Assomed e Cisl Medici scendono adesso in campo tutte insieme per imporsi all’emendamento proposto per le immunità delle strutture sanitarie. La grave epidemia causata dalla diffusione del Covid-19 ha determinato per il personale medico-sanitario la più grande sfida probabilmente che si è mai registrata nella storia. La missione salvifica, impellente necessaria: “proteggere quante più vite possibili”.
Missione che per la prima volta, però, deve bilanciarsi con il proprio diritto alla salute, alla vita propria ed a quella dei propri familiari.
“Appare allora deprecabile – sottolinea una nota congiunta – che in sede di discussione al Senato sulla conversione del decreto legge Cura Italia (il dl n.18 del 17 marzo), siano stati presentati alcuni emendamenti che prevedono una sostanziale immunità per le strutture sanitarie e per i soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria in relazione agli eventi avversi accaduti durante la pandemia da Covid-19 e in particolare “in caso di danni agli operatori”: come dire mandiamo al massacro medici ed infermieri, tanto nessuno sarà responsabile.
Gli emendamenti appaiono tutti caratterizzati dalla irragionevole opzione di de-responsabilizzare, in ogni settore dell’ordinamento, le scelte organizzative, gestionali e di tutela cui sono tenuti i datori di lavoro (titolari di strutture sanitarie e dirigenti) smaterializzando tutti i presidi e le garanzie che costoro – ancor più in una fase così delicata – hanno l’obbligo tecnico e giuridico di approntare per il personale sanitario.
Ed allora, la missione deve andare avanti e poco importa se proprio le strutture sanitarie rappresentano il luogo dove maggiore è il pericolo di contrarre il temuto virus; nessun rimprovero potrà essere mosso a chi governa le scelte organizzative di tutela dei sanitari ed anche dei pazienti. Ed allora, appare evidente l’immoralità e l’iniquità che caratterizza questi emendamenti, le cui ricadute pratiche acuirebbero la già drammatica situazione in cui il personale sanitario e pazienti si vedono costretti a vivere”.