Due nuovi decreti dal Mur, pronti i piani straordinari 2020 per il reclutamento di ricercatori e professori

Agenpress. Al via i Piani Straordinari per il reclutamento di ricercatori e professori grazie a due nuovi decreti a firma del Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.

I piani straordinari per il reclutamento nelle università statali prevedono che:

  • 1.607 ricercatori di tipo b) che, al termine dei 3 anni di contratto e qualora conseguano l’abilitazione scientifica nazionale e la valutazione positiva da parte dell’università di afferenza, diverranno professori di seconda fascia;
  • 1.034 professori di seconda fascia, reclutati attraverso concorsi riservati a ricercatori a tempo indeterminato nelle università già in possesso dell’abilitazione scientifica nazionale.

Il Ministero dell’università e della ricerca mette a disposizione complessivamente 111,5 milioni di euro annui, attraverso un incremento corrispondente del FFO a regime dal 2022, per rinnovare i piani straordinari già avviati nel 2019, con l’obiettivo è sostenere l’accesso dei giovani alla ricerca e promuovere la competitività del sistema universitario italiano a livello internazionale”.

Piano straordinario ricercatori di tipo b)

Il decreto prevede uno stanziamento di 96,5 milioni annui a partire dal 2021 per il reclutamento di ricercatori di tipo b) e per il successivo consolidamento delle risorse alla fine del contratto triennale, una volta ottenuta l’abilitazione scientifica nazionale, nella posizione di professore di seconda fascia.

I posti finanziati sono 1.607 e saranno così ripartiti: una quota fissa compresa tra 2 e 15 ricercatori (per un totale di 437 posti) viene assicurata a ogni Istituzione, sulla base della dimensione della docenza già in servizio presso ogni Ateneo. Una quota di 700 ricercatori viene attribuita in proporzione alla popolazione studentesca, considerando sia gli iscritti ai corsi di laurea e laurea magistrale entro il primo anno fuori corso, sia gli iscritti ai corsi di dottorato. Una quota di 235 ricercatori viene attribuita tenuto conto della valutazione della qualità della ricerca dell’Ateneo: in attesa di avere a disposizione i risultati aggiornati della VQR, tale quota è stata ridotta rispetto al passato considerato che sono stati presi in considerazione i risultati ottenuti nel periodo 2011-2014. Analoga quota di 235 ricercatori, viene infine attribuita in proporzione al numero di ricercatori di tipo b), in possesso di abilitazione scientifica nazionale, già in servizio presso le Istituzioni, tenuto conto del diverso fabbisogno di docenti in relazione agli studenti iscritti.

Piano straordinario progressioni di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato a professori di seconda fascia

Il decreto prevede uno stanziamento di 15 milioni di euro annui a partire dal 2022 per le progressioni di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato in servizio presso le Istituzione e in possesso dell’abilitazione scientifica nazionale (attualmente poco più di 4.000 ricercatori). Le risorse disponibili consentiranno a 1.034 ricercatori di diventare professori di seconda fascia. Le progressioni di carriera avverranno previo superamento di apposite procedure concorsuali attivate dalle Istituzioni. Tali procedure, per almeno il 50% dei posti, saranno aperte anche ai ricercatori in servizio presso altre Istituzioni, mentre la restante parte dei posti sarà riservata a ricercatori già in servizio presso l’Istituzione che bandisce il concorso. I criteri di riparto prevedono a tal fine l’assegnazione ad ogni Istituzione di una quota fissa di risorse per procedere ad almeno una assunzione di professore di II fascia con procedura aperta a tutti i ricercatori, indipendentemente alla sede di appartenenza, e di una quota variabile proporzionale al numero di ricercatori con abilitazione in servizio presso l’Istituzione.

Diamo nuove opportunità e maggiore stabilità ai ricercatori – commenta il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi – ma la mia priorità sarà continuare a recuperare risorse per impiegare un numero ancora maggiore di ricercatori e per innovare le strutture. Abbiamo necessità di innovazione in tutti i campi per essere competitivi. L’innovazione è conoscenza e ricerca. Il sistema dell’università italiana rappresenta un’eccellenza, ma è troppo poco dimensionato rispetto alle potenzialità che hanno i nostri ricercatori. Siamo ancora troppo piccoli anche numericamente, per poter competere davvero su scala internazionale. Abbiamo pochi docenti, pochi allievi e ricercatori. Ma tanta competenza e voglia di conoscenza che potrebbero alimentare e sostenere in modo virtuoso anche il sistema industriale italiano in evoluzione. Giusto e doveroso valorizzarle, investire per la crescita del nostro Paese, sostenere più ricerca e di qualità”.

 

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