Agenpress – “Su Zagaria c’è stato un grave errore del mio ufficio”. Lo ha dichiarato Giulio Romano, ex direttore detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), parlando della scarcerazione del boss del clan dei Casalesi.
Un’assunzione di responsabilità quella di Romano davanti alla Commissione parlamentare Antimafia nell’ambito dell’audizione sulla circolare del 21 marzo scorso, relativa alla segnalazione all’autorità giudiziaria di detenuti con patologie e a rischio di complicanze, e sulla questione delle scarcerazioni e le misure alternative a detenuti nell’ambito dell’emergenza Covid
La circolare era “urgente, in quei giorni tutto era urgente” e in essa “non c’e’ nulla di irregolare”, ha detto ancora sottolineando che “non ho mai sconfessato quella circolare, che e’ firmata da me, non dalla dottoressa Borzacchiello, ed era condivisa con Basentini e con il capo della segreteria del Ministro”.
Dell’atto con il quale l’amministrazione penitenziaria chiedeva ai direttori delle carceri di segnalare, in piena crisi Covid, i detenuti con patologie e con più di 70 anni ha parlato in Commissione Antimafia Giulio Romano, al Dap, direzione detenuti, fino a poche settimane fa. E, oltre ad ammettere l’errore del suo ufficio sulla scarcerazione di Zagaria, ha dichiarato che il Guardasigilli aveva mostrato apprezzamento per il provvedimento.
La circolare, ha spiegato Romano, non aveva l’obiettivo – come è stato da più parti affermato – di far scarcerare i detenuti, ma di “segnalare” quelli che avrebbero potuto avere problemi di salute. “Non c’era nessun riferimento di sorta alla detenzione domiciliare umanitaria”.
“E’ stato accertato un errore nell’indicazione della posta elettronica del dipendente del Tribunale di Sassari, imputabile all’ufficio e al personale della direzione che io dirigevo”, ha raccontato Romano. Inoltre, ha spiegato, il sistema “Calliope” consente di ottenere “ricevuta alla posta pec” mentre se l’invio è un indirizzo di posta ordinaria “non sai se è arrivata”. Di questo problema “nessuno si era reso conto in precedenza e il problema ancora oggi è irrisolto”. “Nel procedimento di citazione del Tribunale di sorveglianza di Sassari c’era la dipendente addetta alla ricezione di quel tipo di atto”, ha spiegato Romano ed è bastato che il personale “leggesse quel nome da ‘ai’ in ‘ia’ perché quella mail non arrivasse mai”.
Giulio Romano ha poi spiegato di aver lasciato l’ufficio di sua spontanea volontà. “Bonafede non mi ha mai chiesto di dimettermi, così come non lo hanno fatto il capo e il vicecapo del Dap. Anzi, il vicecapo mi ha detto che secondo lui non dovevo andare via“. La decisione è stata presa “perché la lotta alla mafia è la cosa su cui non si può transigere” e per il “clamore” per cui “la circolare equivale alle scarcerazioni”: “Io credo che questo sia sbagliato ma il clamore mi ha privato della serenità per restare nell’incarico”.