Hong Kong. 180 arresti. Per la Cina i dissidenti sono una “una manciata di criminali”

Agenpress – La polizia di Hong Kong ha riferito sui social media di aver arrestato più di 180 persone a causa delle proteste contro la legge sulla sicurezza nazionale, nel giorno del 23/mo anniversario del ritorno dei territori sotto la sovranità della Cina. In 7 casi, 3 uomini e 4 donne, il fermo è legato al sospetto di violazione della nuova legge imposta da Pechino. La polizia ha segnalato che da mezzogiorno gruppi di persone si sono ritrovati a Causeway Bay e Wan Chai, dove sono stati registrati atti di vandalismo contro i negozi.

Pechino respinge le “critiche esterne” definendo “logiche da banditi” l’ipotesi di sanzioni su funzionari cinesi, come anticipato dagli Usa. “Cosa ha a che fare con voi? Non è un vostro affare”, ha notato Zhang Xiaoming, numero due dell’Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del governo centrale. “Se avessimo voluto ‘un Paese, un sistema’, sarebbe stato semplice. Possiamo imporre il diritto penale, la procedura penale e la legge sulla sicurezza nazionale e le altre norme nazionali su Hong Kong”.

“Perché avremmo dovuto impegnarci così tanto nella formulazione di una legge sulla sicurezza nazionale su misura per Hong Kong?”, ha continuato Zhang in una conferenza stampa a Pechino dedicata alla contestata norma. Zhang ha anche insistito sul fatto che quella legge, che non sarà applicata in modo retroattivo, ha solo lo scopo di colpire “una manciata di criminali” e “non l’intero settore che forma l’opposizione, il campo a favore della democrazia, come fosse un nemico”.

Invece, il modello ‘un Paese due sistemi’, che dal 1997 regola i rapporti tra ex colonia e governo centrale, ha mostrato tutta la “tolleranza politica” di Pechino. Zhang ha criticato i suggerimenti sull’adozione di punizioni da parte di altre nazioni. “Per quanto riguarda alcuni Paesi, ora si afferma che imporranno severe sanzioni ad alcuni funzionari cinesi: penso che questa sia una logica da banditi”, ha replicato in riferimento alla mossa dei 27 Paesi che hanno contestato il comportamento della Cina alle Nazioni Unite.

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