Confindustria. Bonomi, serve un patto per l’Italia. Se Recovey fund fallisce tutti a casa

AgenPress – “Serve un nuovo Patto per l’Italia”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo all’Assemblea generale dell’associazione delle imprese sottolineando che “la nuova produttività che serve all’Italia dopo 25 anni di stasi deve considerare contestualmente le politiche di innovazione, la formazione e l’advance knowledge, la regolazione per promuovere l’efficienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fisiche (ovvero ICT, logistica ed energia), sia istituzionali (Pa, competenze e organizzazione sinergica) e interventi strutturali per la coesione sociale”.

Secondo il numero uno degli industriali, “è su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro e dare una nuova centralità alla manifattura”.

“Se si fallisce nel compito che abbiamo di fronte, nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti”, ha aggiunto  rivolgendosi al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, presente in sala, spiegando che “in quel caso il danno per il Paese sarebbe immenso e lo pagheremmo tutti per anni a venire. Semplicemente – ha sottolineato – non possiamo permettercelo”.

Rinunciare al Mes è un danno per l’Italia. “Nell’entusiamo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalità”, ha affermato Bonomi, il quale ha espresso anche timori per nuove tasse alle imprese.

“Non conosciamo il dettaglio degli interventi a cui il Governo sta lavorando. Abbiamo letto di misure allo studio che riguardano l’Irpef, un taglio delle detrazioni, e un intervento sul cuneo fiscale che però non allevierebbe la quota a carico delle imprese. Un ulteriore intervento dovrebbe essere il passaggio per quasi 5 milioni di autonomi alla tassazione mensile per cassa, presentato come una ‘grande semplificazione’. Avere una visione significa prendere in parola tale annunciata capacità dell’amministrazione finanziaria e tradurla in una potente leva per molti anni a venire” ha detto ancora  proponendo: “Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi? Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità. Del resto, Inps e Istat stimano fino a 3 milioni di evasori fiscali tra gli autonomi e altrettanti tra i dipendenti. Sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percezione del reddito”.

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