Mali. Liberati padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio: erano stati rapiti nel 2018

AgenPress – Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio rapiti in Niger nel 2018. Lo ha annunciato il governo di Bamako.  I due erano stati  Ad aprile i due erano comparsi in un breve video che dimostrava che erano ancora vivi.

Padre Maccalli e Chiacchio verranno ascoltati al loro rientro in Italia, nella giornata di venerdì, dai magistrati della Procura di Roma e dai carabinieri del Ros. Sulla vicenda dei due connazionali, il pm Sergio Colaiocco aveva aperto un fascicolo di indagine in cui si ipotizzava il reato di sequestro con finalità di terrorismo. Sull’esistenza in vita di padre Maccalli e Chiacchio aveva fornito elementi agli inquirenti Luca Tacchetto tornato libero nel marzo scorso dopo 15 mesi di prigionia in Mali assieme alla sua amica canadese Edith Blais. L’uomo aveva raccontato di avere incontrato i due connazionali durante i mesi in cui è stato tenuto in ostaggio.

Padre Maccalli, della diocesi di Crema, fu rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km dalla capitale Niamey. In aprile “Avvenire” aveva pubblicato un video di pochi secondi in cui appariva il sacerdote lombardo prigioniero insieme a Chiacchio, del quale si erano si erano perse le tracce, forse rapito durante una vacanza.

Il governo del Mali ha fatto sapere che padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, detenuti da militanti legati ad Al Qaeda, si trovano ora a bordo del volo partito dalla città settentrionale di Tessalit e diretto a Bamako, insieme all’ex ministro maliano Soumaila Cisse e alla cooperante francese Sophie Petronin, anche loro liberati.

Sophie Petronin, 75 anni era l’ultimo cittadino francese in mano a rapitori: era stata sequestrata il 24 dicembre 2016 da un gruppo armato a Gao, nel nord del Mali, dove dirigeva un’organizzazione di aiuto all’infanzia. Soumalia Cissè era stato rapito il 25 marzo mentre faceva campagna elettorale per le legislative nella regione di Timbuctu, nel nord-ovest del Paese. Tutti gli ostaggi erano probabilmente detenuti da gruppi islamici legati ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi).

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