Garante Nazionale. 150 detenuti positivi al Covid, 200 tra personale carceri

AgenPress – Il carcere è uno dei luoghi rispetto al quale l’ansia esterna si tramuta spesso in annunci, voci, a volte gridati, che finiscono per essere moltiplicatori dell’ansia stessa. Certamente, i numeri non sono da sottovalutare. Rispetto alle 54.815 persone detenute oggi presenti, il dato divulgato di un numero di contagio attorno alle 150 unità, a cui corrisponde uno più alto (circa 200) di personale, rappresenta un’incidenza lievemente maggiore di quella del maggio scorso. Tuttavia, sempre rispetto a quel periodo, il numero di coloro che presentano sintomi è molto minore. Non solo, ma i dispositivi di protezione non rappresentano come allora un’ipotesi teorica e le stesse procedure messe in atto rendono meno probabile il possibile contagio. Certamente, all’interno, come all’esterno, la velocità di crescita dei contagi desta preoccupazione, in particolare laddove si individuano dei cluster con un numero di persone positive innalzatosi velocemente. Ma, nel caso della popolazione detenuta, si tratta essenzialmente di due o al più tre situazioni – un paio in Lombardia e una in Umbria – mentre negli altri casi si è di fronte a piccoli numeri diffusi in più Istituti, rispetto ai quali è possibile, quindi, mettere in atto una gestione adeguata.

Ciò premesso, resta ineludibile il tema della predisposizione di spazi di effettivo ricovero interno, che si spera non siano necessari, ma che sarebbe errato non prevedere.

Il tema torna a essere quello della riduzione del numero di presenze attraverso provvedimenti che, pur tenendo fermo il criterio della complessiva sicurezza, siano in grado di fare emergere la centralità della tutela della salute di ogni persona. Anche perché le presenze in carcere, da maggio a oggi, hanno avuto un importante incremento (si era allora scesi ben sotto le 53 mila presenze). I provvedimenti che il Garante si attende dal Governo dovranno confermare e ampliare quelli adottati a suo tempo, traendo insegnamento da quell’esperienza ed evitando così quegli aspetti che talvolta ne hanno reso la portata molto limitata.

Occorre con fermezza chiarire che la necessità di spazi è ineludibile e che, quindi, non ha senso far rientrare in carcere persone che vi trascorrono soltanto la notte o mantenere la detenzione di persone condannate a pene brevi per le quali la speranza posta dalla nuova capacità di intervento della Cassa delle Ammende apre a soluzioni diverse e coordinate da chi ha la competenza territoriale. Per queste ultime potrebbe essere valutata coerentemente la possibilità di rinvio dell’ordine di esecuzione delle pene stesse.

Occorre riaffermare il principio di tutela della particolare vulnerabilità di persone anziane o affette da specifiche malattie che resta integro nel suo valore, al di là di strillate opinioni espresse in qualche talk-show televisivo.

Occorre infine interrogarsi, anche in questa occasione, sulla inaccettabilità della presenza in carcere di persone per le quali è stata stabilita la misura di sicurezza di natura psichiatrica e che sono illegittimamente detenute solo sulla base della indisponibilità di strutture. Qui la responsabilità delle Regioni, titolari della amministrazione dei servizi alla salute, entra in gioco, anche al fine di evitare censure in ambito internazionale.

Sono tutti aspetti che guardano all’urgenza del dato quantitativo, anche per la necessità di non far ricadere su strutture sanitarie esterne l’eventuale sviluppo di un contagio che certamente in luoghi densi trova terreno fertile. Sono aspetti che, tuttavia, non eludono il tema della qualità della detenzione, che è anch’esso un problema e anche molto rilevante.

Proprio sul tema della qualità, il Garante nazionale ha salutato positivamente la chiusura dell’indecorosa “sezione blu” del carcere di Trani, comunicata alla stampa nei giorni scorsi, interpretandola come un segnale di volontà di abbandono di quelle sezioni che qua e là nel territorio sono in condizioni inaccettabili (si utilizzano spesso anche espressioni gergali per identificarne talune, quali per esempio “porcilaia”, “cella liscia” o altre tristi connotazioni).

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