AgenPress. Il Tar del Lazio ha dichiarato inammissibile il ricorso promosso dal Codacons contro il prestito con garanzia Sace da 6,3 miliardi di euro ottenuto da Fca Italy.
I giudici amministrativi erano stati chiamati a pronunciarsi sul maxi-finanziamento garantito dallo Stato richiesto dall’azienda, un prestito illegittimo secondo il Codacons poiché l’art. 1 del Decreto Legge 8 aprile 2020 n. 23 non escludeva dall’accesso al credito quelle aziende che hanno sede in Italia ma sono controllate da gruppi esteri, e che sempre all’estero distribuiscono dividendi ai soci e pagano le tasse sugli utili.
Per la II sezione del Tar (Pres. Francesco Riccio, Rel. Marina Perrelli) “Se è vero che il Codacons, ai sensi del proprio statuto, tutela, anche attraverso azioni giurisdizionali, “i diritti … dei risparmiatori e dei contribuenti”, merita di essere evidenziato che, anche alla luce dei principi enunciati dalla Adunanza Plenaria n. 6/2020, per la legittimazione dell’ente esponenziale occorre che l’interesse perseguito sia a questo riconducibile quale interesse propriamente collettivo, distinto da quello dei singoli appartenenti alla categoria, nonché che lo stesso sia concreto ed attuale.
Ciò posto, come evidenziato già nel decreto cautelare n. 4106 del 28.5.2020, la situazione dedotta nel presente giudizio “è descritta in fatto dall’essere lesi dal previsto accesso al prestito garantito, ai sensi dell’art. 1 del Decreto-Legge 8 aprile2020 n. 23, a favore di un’impresa con sede in Italia, ma controllata da un’impresa avente sede a Londra, come è il caso di FCA Italy S.p.a., i cui dividendi, distribuiti dalla stessa all’impresa controllante estera, non sarebbero tassati in Italia con la conseguenza che lo Stato italiano e gli italiani non beneficerebbero minimamente della garanzia prestata dall’Italia e con l’ulteriore conseguenza che gli stessi cittadini italiani potrebbero trovarsi onerati di imposizioni fiscali maggiorate dallo Stato per sopperire alle eventuali uscite non compensate dal sistema dei prestiti garantiti dal citato art. 1 onde perseguire gli obiettivi di bilancio”.
La descritta prospettazione degli effetti dei provvedimenti impugnati non appare riconducibile ad interessi diffusi di una comunità o di una categoria individuata e individuabile, ma sembra piuttosto fare capo alla generalità indistinta neanche dei cittadini italiani, ma di tutti i contribuenti italiani.14.3. Il Collegio non può, inoltre, non evidenziare che, allo stato degli atti depositati, non è neanche possibile intravedere una concretae sicura applicazione dei provvedimenti gravati nel senso paventato dalla parte ricorrente che si limita a disegnare quale ipotetica conseguenza della garanzia prestata a FCA Italy S.p.a. e, in generale, alle imprese con sede in Italia, ma controllate da società estere, la mancata tassazione nel nostro Paese degli eventuali dividendi, distribuiti all’impresa controllante estera, da cui discenderebbe, in via del tutto ipotetica e priva di qualsiasi riscontro documentale, che lo Stato italiano e gli italiani, rectius i contribuenti italiani, non solo non beneficerebbero della suddetta garanzia, ma potrebbero trovarsi onerati di imposizioni fiscali maggiorate per sopperire alle uscite non compensate dal sistema dei prestiti garantiti dal citato art. 1 onde perseguire gli obiettivi di bilancio.
Ammesso e non concesso di ritenere il Codacons associazione esponenziale legittimata ad agire a tutela dell’interesse dell’intera categoria dei contribuenti italiani, il Collegio evidenzia che gli effetti lesivi del decreto ministeriale con cui è assentita la garanzia in favore di FCA Italia, nonché quelli degli altri – non meglio identificati – provvedimenti attuativi dell’art. 1 del Decreto Liquidità sono presentati dalla stessa parte ricorrente come del tutto eventuali, futuri e ipotetici atteso che manca qualsiasi dimostrazione di come tale garanzia determini un aggravio diretto a carico della finanza pubblica”.
“Prendiamo atto della posizione del Tar secondo cui simili provvedimenti non sono sindacabili, anche quando arrecano danno alla collettività, e questo perché la rappresentanza della nostra associazione riguarda i contribuenti mentre nel caso del prestito Fca il danno, per il Tar, riguarderebbe tutti i cittadini italiani.
A noi sembra un paradosso e valuteremo se presentare appello al Consiglio di Stato” – commenta il presidente Carlo Rienzi.