AgenPress – Mentre l’Italia e il mondo intero sono sotto scacco di una crisi sanitaria pandemica con una mortalità che ha superato quella della seconda guerra mondiale, fa ancora più male dover denunciare una realtà spaventosa come quella scoperta in provincia di Cremona: un allevamento con capienza di circa 3mila maiali in condizioni igieniche
precarie, con spazi infestati da topi e scarafaggi, smaltimento illegale di carcasse,
inquinamento ambientale, percosse e violenze agli animali, mutilazioni illegali (taglio
sistematico della coda, castrazione oltre i 7 giorni).
“Le prove di queste violazioni di cui è venuta in possesso la LAV, sono ora al vaglio
dell’autorità giudiziaria: le ipotesi di reato fanno emergere attività obiettivamente
lesive della vita e della salute degli animali.
Sono quelli gli standard di sicurezza sanitaria garantiti dai controlli ed ancora una volta queste situazioni vengono fatte emergere dal lavoro della LAV, dimostrando come il sistema dei controlli sia del tutto inadeguato a controllare milioni di animali allevati ogni anno in queste vergognose strutture – dichiara Roberto Bennati Direttore Generale LAV – chiediamo il sequestro dell’intera struttura per le gravi condizioni igieniche, mutilazioni fuorilegge, fosse comuni e smaltimento dei liquami nel canale adiacente ai campi coltivati; sono aspetti
di sanità pubblica da trattare con la massima severità, per questo chiediamo al
Ministro Speranza controlli più efficaci e severi.
Ci auguriamo che la Pandemia non sia un’occasione persa per fare scelte, a ogni livello, dai produttori ai consumatori, più coerenti e concrete in termini di prevenzione, di sicurezza sanitaria e di consumi alimentari sostenibili.”
Proprio in tema di impatto sanitario e ambientale dei consumi di carne, LAV ha
recentemente diffuso i risultati di una ricerca scientifica indipendente, realizzata da
Demetra, Società di consulenza sulla sostenibilità: in un anno sulla collettività gravano
ben 36,6 miliardi di euro di costi “nascosti” generati dal consumo di carne in Italia.
Infatti, il ciclo di produzione e del consumo di carne, latte e uova genera danni
ambientali e sanitari i cui costi non sono compresi nel prezzo che i cittadini pagano alla
cassa del supermercato. Considerando gli impatti ambientali e sanitari, 100 gr di
maiale corrispondono ad 1 euro, mentre sia i salumi (suino lavorato) che il bovino,
giungono a 1,90 euro1 di costi non compresi nel prezzo di acquisto, 50 centesimi è
invece il costo aggiuntivo di 100 gr di pollo.
“Questo modello produttivo non è solo contro gli animali, mandati al macello, ma
anche insostenibile in termini di impatto e chiediamo che le Istituzioni nazionali inizino
una politica di transizione alimentare verso le proteine vegetali e che si fermi il fiume di
denaro pubblico che permette alla zootecnia di tenere gli animali in questa condizioni
vergognose, provocando danni alla salute di milioni di cittadini”, conclude Roberto
Bennati.