Approvato dall’Antitrust Ue l’erogazione di 3,8 miliardi di euro che l’Italia ha messo a disposizione attraverso il Pnrr per la diffusione di reti gigabit ad alte prestazioni in zone in cui non esistono attualmente né sono previste reti in grado di fornire una velocità di download di almeno 300 Mbps.
Lo schema “sosterrà lo sviluppo di reti ad alte prestazioni in zone poco servite in Italia” e “consentirà ai consumatori e alle imprese di accedere a servizi Internet di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del Paese e garantendo che la concorrenza non sia falsata”, commenta la vicepresidente Ue, Margrethe Vestager.
“La misura – spiega la Commissione – rientra in una strategia globale che l’Italia ha messo in atto per rispondere alle esigenze dei cittadini e delle imprese nel contesto della digitalizzazione del paese, e contribuirà inoltre a conseguire gli obiettivi strategici dell’Ue relativi alla transizione digitale”.
“A seguito della valutazione positiva del Pnrr italiano da parte della Commissione e della sua adozione da parte del Consiglio Ue, il regime sarà interamente finanziato dal Fondo Rrf. Il Pnrr italiano comprende importanti progetti di investimento nel settore delle comunicazioni elettroniche, tra cui la diffusione di reti fisse e mobili ad alte prestazioni. Il regime approvato oggi riguarda in particolare le reti fisse”, spiega sempre la Commissione.
Il regime resterà in vigore fino al 30 giugno 2026 e il sostegno previsto assumerà la forma di sovvenzioni dirette.
L’esistenza di un fallimento di mercato è stata valutata attraverso la mappatura delle infrastrutture attualmente disponibili e di quelle previste e tramite una consultazione pubblica.
Inoltre, l’Esecutivo Ue osserva che “la misura ha anche un effetto di incentivazione, in quanto facilita la diffusione e il funzionamento di reti fisse ad alte prestazioni in zone in cui gli operatori privati non sono disposti a investire a causa dei costi di installazione elevati, che non sono controbilanciati da un livello adeguato di entrate previste”.
Nel contempo i fondi Ue potrebbero essere a rischio, se non si accelera sulla spesa entro 2023. E’ quanto afferma la commissaria europea per la Politica di coesione, Elisa Ferreira: “saranno necessari sforzi straordinari nel 2022 e nel 2023 per investire il restante 38% dei programmi” della politica di coesione previsti nel periodo di programmazione 2014-2020 “ed evitare il disimpegno” dei fondi, vale a dire la loro perdita.
Fin qui, sono stati impiegati il 62% dei fondi Ue previsti nel settennato di programmazione terminato nel 2020 e i governi hanno tempo fino al 2023 per investire tutte le risorse ancora a disposizione. “L’attuazione dei programmi 2014 sta procedendo bene date le circostanze senza precedenti che abbiamo dovuto affrontare”, tuttavia “c’è un disperato bisogno degli investimenti per la coesione e dobbiamo evitare qualsiasi perdita”, evidenzia Ferreira, sottolineando che “sarà una sfida particolare realizzare questi investimenti contemporaneamente agli investimenti per la ripresa e la resilienza e la preparazione di nuovi programmi di coesione”.