AgenPress – Il senatore di ‘Cambiamo’ ed ex Forza Italia Paolo Romani è indagato dalla Procura di Bergamo per corruzione, nell’ambito dello stralcio di una inchiesta risalente ad alcuni anni fa e relativa al fallimento, nel 2017, della società Maxwork, un fatto di cronaca noto anche per via del coinvolgimento dell’ex marito di Valeria Marini Giovanni Cottone, procacciatore d’affari per la società che era finita sotto la lente dei magistrati di Bergamo. Oggi nel nuovo filone, disposto dal pm Paolo Mandurino, risulta l’iscrizione nel registro degli indagati del senatore Romani. Non risultano invece perquisizioni a suo carico.
Tra gli indagati ci sono anche Massimiliano Cavaliere, l’imprenditore e fondatore dell’agenzia interinale fallita nel 2015 che risponde di concorso in corruzione con il politico e altre due persone, e pure l’ex europarlamentare ed ex consigliere regionale Stefano Maullu, coordinatore milanese di Fdi, e il fratello Antonio Sandro. Per loro due l’ipotesi di reato è false comunicazioni a pm.
Come si legge nel capo di imputazione riportato nel decreto di perquisizione, il 30 gennaio 2015, a Bergamo, Cavaliere con Placido Ilario Sapia, commercialista, e Giuliana Mila Tassari, ex dirigente amministrativa della società – anche loro due sono indagati – “corrispondevano la somma di euro 12.000 in contanti, suddivisa in due tranche da euro 10.000 e euro 2.000″ a Paolo Romani, “senatore della Repubblica, come corrispettivo di un atto contrario ai doveri del suo ufficio”. Somma che, come si evince da un colloquio intercettato, sarebbe stata “materialmente consegnata in un plico chiuso ritirato presso gli uffici della Maxwork spa da Maullu Antonio Sandro su incarico di Maullu Stefano”.
I due però convocati dal pm lo scorso 2 marzo come testi, sono finiti anche loro nei guai. Si è proceduto a interrompere il verbale e sono stati invitati a nominare un difensore in quanto “hanno escluso di essersi mai recati presso gli uffici della Maxwork nonostante la circostanza è pienamente provata dalla (…) intercettazione ambientale (…) da cui risulta il ritiro da parte di Antonio Sandro Maullu, su richiesta di Paolo Romani, del plico”.