AgenPress – “La vera emergenza è l’economia. Ebbene, la lentezza della giustizia civile e penale ci costa, secondo studi accurati e indipendenti, circa un due per cento di Pil: quindi la prima cosa da fare è la radicale eliminazione e semplificazione di una serie di norme sostanziali e procedurali complesse e contraddittorie che rallentano i processi e paralizzano l’amministrazione”.
Lo dice in un’intervista al Quotidiano Nazionale Carlo Nordio, magistrato in pensione, candidato indipendente con Fratelli d’Italia.
“L’esempio più emblematico è il reato di abuso di ufficio, che ha creato la cosiddetta amministrazione difensiva, per cui nessun sindaco o assessore firma più con tranquillità o non firma affatto. Poi, con un disegno di più ampio respiro, vanno cambiati il Codice penale e quello di procedura penale”.
“Il nostro codice rispecchia bene la confusione e le contraddizioni della nostra giustizia. È del 1930, ed è firmato da Mussolini e dal re. Nella sua relazione di accompagnamento si legge che esso rappresenta la sacralità dell’ideologia fascista. E infatti, ispirandosi alla filosofia hegeliana dello Stato etico, mette al centro quest’ultimo e non il cittadino. Un Codice penale liberale rovescia il rapporto, con conseguenze importanti sia per la certezza della pena sia per la presunzione di innocenza, che peraltro richiede interventi anche sul Codice di procedura. L’ennesimo paradosso è che questo codice firmato dal professor Vassalli, partigiano decorato della Resistenza, è stato demolito dalla Corte costituzionale”.
La separazione delle carriere “è una conseguenza necessaria del codice del 1989 che ha recepito i principi del rito anglosassone e non per nulla è stato definito alla Perry Mason. Ebbene, in tutti quei Paesi le carriere sono separate. Negli Usa il pm è addirittura elettivo”.
Per Nordio serve anche il ripristino dell’immunità parlamentare “anche se riconosco che andrebbe spiegata bene ai cittadini, affinché non sembri un privilegio di casta. I padri costituenti, Togliatti, De Gasperi, Nenni, Calamandrei, l’hanno voluta proprio come garanzia dalle interferenze improprie della magistratura”.
Riguardo alla prescrizione “quella del ministro Bonafede era una mostruosità e per fortuna la Cartabia l’ha mutata, anche se l’ha spostata nell’ambito processuale con conseguenti problemi applicativi. Credo che un buon compromesso sarebbe di farla decorrere non dal moneto della commissione del reato, spesso scoperto assai tardi, ma da quello dell’esercizio dell’azione penale”.