AgenPress. Siamo alle ultime battute di una campagna elettorale, che ha rispecchiato il malandato stato di salute della nostra democrazia. Nessun confronto serio sui necessari cambiamenti per riprendere il cammino della costruzione della città dell’Uomo.
L’Uomo ha perso la centralità annegata nell’egocentrismo di una casta, che ha tolto ai cittadini gli strumenti che ne garantivano partecipazione e coinvolgimento: sale della democrazia. Il Paese è confuso.
La scena è dominata da capi che si servono dei cittadini per il loro potere e non servono i cittadini a crescere. Il retaggio della cultura umana si disperde fra posizioni che non esprimono principi ma ambizioni contrabbandate per valori. Sopravvivono i personalismi che furono alla base della rivoluzione di alcuni procuratori che divennero personaggi osannati.
Oggi si avverte delusione e rabbia. Sono il segnale dei cittadini di un rifiuto a innaturale soggezione e passività? Mi auguro che si ritrovi il coraggio e l’amor proprio perduto. Bisogna scegliere nel voto un’area intermedia e candidati che diano affidamento per il futuro.
Il nostro progetto del centro non si ferma. Ma non ci può essere un’area mediana che raccolga la maggioranza della gente se non riprende a vivere la storia del popolarismo cattolico e democratico cristiano. Questa storia non vive attraverso la dispersione, ma ritrovando compattezza e fede.
Investiamo per costruire insieme ad altre realtà’. Guardiamo con attenzione al terzo polo (termine che dovrà scomparire perché riduttivo per la portata della sfida culturale che dovrà esserci), perché rappresenta la sconfitta del bipolarismo e ai candidati in altre formazioni che si richiamano a principi condivisibili.
La grande storia la scrive una comunità e non i personaggi declamanti scenari delineati per il presente ma non per il futuro. Oggi è tempo di andare oltre!