AgenPress. Rivolgo un saluto caloroso e un ringraziamento alla Marcia dei Vivi, ai suoi organizzatori, a tutti i partecipanti, alle autorità presenti. Un saluto particolare ai sopravvissuti, preziosi testimoni della verità.
Siamo qui oggi a rendere omaggio e fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei, che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine orrendo contro l’umanità.
Un crimine atroce che non può conoscere né oblio né perdono.
In quattro anni, dal 1941 al 1945, in questo complesso furono assassinate centinaia di migliaia di persone, ben oltre un milione, in ragione della propria appartenenza a una fede, a una cultura, in ragione delle loro convinzioni o della loro condizione.
Nei campi nazisti, oltre a milioni di ebrei, bersaglio di quella disumana macchina di orrore, anche oppositori politici, sinti, rom, disabili, omosessuali trovarono la morte nelle camere a gas, o per il freddo, la fatica, la fame e le malattie o, ancora, perché vittime di esperimenti criminali.
Cittadini innocenti di ogni parte d’Europa furono tradotti bestialmente a questo luogo di morte. Un immenso cimitero senza tombe.
Possiamo recarci al Muro della Morte ma, se pensiamo alle vittime, dobbiamo alzare lo sguardo ben oltre.
“Tu passerai per il camino” minacciavano i kapò e le guardie dei lager.
La Polonia si trovò a pagare un prezzo altissimo in termini di vite umane durante l’occupazione nazista.
Tra l’autunno del 1943 e gli ultimi mesi del 1944, anche migliaia di italiani furono deportati qui dall’Italia. Per la quasi totalità di loro fu un viaggio senza ritorno.
Non a caso, Polonia e Italia sono tra le Nazioni europee più impegnate a conservare la Memoria dell’Olocausto e a promuoverne la conoscenza tra i giovani.
Rincuora vedere che migliaia di ragazze e ragazzi danno vita ogni anno a questa marcia.
Quest’anno ci accompagnano in questa esperienza indimenticabile due sorelle italiane sopravvissute agli orrori di Birkenau: Tatiana e Andra Bucci. Con loro, giovani studenti del mio Paese. A Tatiana e Andra va il ringraziamento di noi tutti.
Oggi più che mai, nel riproporsi di temi e argomenti che avvelenarono la stagione degli anni ‘30 del secolo scorso con l’infuriare dell’aggressione russa all’Ucraina, la Memoria dell’Olocausto rimane un monito perenne che non può essere evaso.
L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli.
Non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, base del nostro convivere pacifico.
Chi aggredisce l’ordine internazionale fondato su questi principi deve sapere che i popoli liberi sono e saranno uniti e determinati nel difenderli.
Cari sopravvissuti, care ragazze e cari ragazzi, autorità, oggi è il giorno dello Yom HaShoah, la giornata del Ricordo dell’Olocausto.
Ricordare è dimensione di impegno. È dimostrazione che, contro gli araldi dell’oblio, la memoria vince. Per affermare l’orgoglio di voler essere “persone umane”. Per ripetere – e ribadire – “mai più”.