AgenPress. Domenico Furgiuele, deputato della Lega, è intervenuto nella trasmissione “Nautilus” condotta da Vanessa Piccioni e Francesco Fratta in onda su Cusano Italia Tv.
L’opposizione non sente la necessità del ponte e c’è una mancanza di infrastrutture che non fa del ponte una priorità.
“Io sono il relatore del famoso decreto ponte sullo stretto. Ascoltati i pareri di diversi tecnici e dei sindaci: il ponte non serve solo a Messina per cui basta il parere di queste persone, ma è un ponte che serve a rispondere alle istanze dell’Europa. Il dato fondamentale è che il decreto in essere serve per riattivare una società che deve portare in avanti un appalto utile per quest’opera. Io ho ascoltato 105 audizioni e devo riconoscere che più dell’85% si sono espresse in termini favorevoli. Da un punto di vista giuridico il decreto che serve per un’attività transattiva e dal punto di vista tecnico si è affrontata la questione sismica e la sostenibilità economica: lo abbiamo trattato in tutte le salse. Questa è l’opera più analizzata, studiata, discussa e mai realizzata. Le discussioni stanno a zero. L’Italia è una grande nazione e l’opera sarà aspirante, porterà la nazione a un ruolo importante”.
Sta facendo discutere quello che ha affermato l’ANAC perché si darebbero troppi poteri ai privati.
“Vi è un appalto che è stato vinto da una società ed è stato sospeso dallo Stato perché probabilmente non era sufficiente a sostenere l’opera. O si rescinde il contratto e si paga 1 miliardo facendo un’altra gara d’appalto perché una struttura stabile va fatta e rischiare per l’alto costo dei materiali che l’appalto venga vinto dai cinesi, oppure possiamo decidere un’azione transattiva nella quale la società sta conteggiando gli interessi e dunque ripristinare la società. O si perde 1 miliardo di euro e si rischia di darlo ai cinesi o si lascia al privato che ha vinto una gara d’appalto. La parte più grossa del progetto è stata appaltata dal privato. Non stiamo parlando del 1911 ma del 2011 rispetto al 2023”
Un commento sul perché è percepito in maniera negativa questo progetto.
“Prendo atto di tutti gli interventi che possono essere integrativi, ma prendo atto anche delle audizioni recenti, nell’ascoltare non solo i rappresentanti delle categorie ma anche i territori e i loro sindaci. Quello che si è evinto è che ad oggi la questione della mancanza del ponte costa. Non capisco perché quest’opera debba essere considerata non ecologica. Ho vissuto quello che è l’ingorgo dei trasporti. Il vero inquinamento che deriva dal gasolio delle navi va considerato. L’Archimede prenderebbe in pancia 120 vetture, consuma di più un Archimede che le 120 auto che attraversano lo stretto. Io mi aspettavo un atteggiamento ancora più ostico, invece ho registrato che gli anni e la consapevolezza della ragionevolezza dell’esecuzione di quest’opera ha pervaso anche le opposizioni più ostiche. Una nazione come quella italiana può avere la prerogativa e fare un colpo di reni verso un’opera che può essere realizzata”.